SANREMO 2018: STRANA FACCENDA, pt.1
4 min di letturaDagli il via.
Il rito è iniziato: come da copione, i social impazziscono e si attendono puntuali strali, giudizi e inevitabili “io non lo guardo” per la trasmissione più nazionalpopolare del canale più nazionalpopolare della tv italiana.
Quest’anno dotata di un surplus: udite udite, un cantante, anzi meglio, un cantautore a fare da direttore artistico ad una gara canora. Eh si, la normalità ce la dobbiamo sudare.
E almeno per il primo giorno, Baglioni sembra aver passato l’esame: un Festival sobrio che ha come rumore di fondo un tappeto musicale invasivo ma non invadente, una trasmissione che si lascia vedere e che, nonostante una regia tradizionalmente brutta e sciatta (Duccio Forzano, ma perché?) sembra non avere punti morti o pause di noia abissale.
Certo, se il padrone di casa è Claudione, a fare gli onori di casa è però Michelle Hunziker: che piaccia o meno, è innegabile che il compito a casa lo porta bene, e nonostante forzature e stridii riesce a prendere sulle spalle una delle conduzioni notoriamente più difficoltose e traghettarla con simpatia e leggerezza. Anzi, è proprio quell’ insostenibile leggerezza dell’essere Festival l’arma vincente dell’edizione Baglioni: con Favino che gioca ai The Jackal ma poi canta bene, con Baglioni vistosamente teso ma uomo giusto al momento giusto, e con le canzoni che (per quanto sia affidabile un giudizio dato dopo un solo ascolto massivo) sembra non scadano quasi mai nell’insufficienza piena.
Facciamo un po’ di conti, e partiamo dai gruppi disciolti e riuniti: gli Elii segnano il loro addio alle scene con Arrivedorci, un pezzo scontatissimo che solo alla fine sembra tirarsi su, ma mai all’altezza delle loro cose migliori, mentre gli ex Pooh segnano un punto a loro favore con Red Canzian (Ognuno Ha Il Suo Racconto) che spiazza cantando un pezzo rock, non bellissimo ma accattivante, e con Roby Facchinetti e Riccardo Fogli che con Il Segreto Del Tempo riallacciano i ponti con il loro passato melodico. Tra i migliori: Luca Barbarossa stupisce con la bellissima Passame Er Sale, da stornello a dramma; la Vanoni, nonostante la sua maschera di cera in viso, sparge classe a piene mani insieme a Pacifico e Bungaro con Imparare Ad Amarsi; Diodato e Roy Paci in un duo inedito ma verosimile cantano Adesso; le Vibrazioni di nuovo insieme con le chitarre energiche e ammalianti de Così Sbagliato; e Max Gazzè che sembra cantare sempre la stessa canzone ma ogni volta ti fa innamorare, questa volta con La Leggenda di Cristalda e Pizzomunno.
Rimandati ad un secondo ascolto sono invece Annalisa (Il Mondo Prima Di Te), Lo Stato Sociale (Una Vita In Vacanza, ma l’esibizione è stata disastrosa, forse per un disguido tecnico audio considerando che le loro stecche non sono state le uniche), Nina Zilli (Senza Appartenere, con il dubbio che ormai marci sulla sua fama), Renzo Rubino (Custodire, sfuma il confine tra trash e classe). Bocciati irrimediabilmente invece Ron che fa il verso a Dalla (se Il Mondo Prima Di Te era rimasto inedito, un motivo ci sarà stato), The Kolors con una canzone che sembra scritta dal ciuffo di Stash, Ermal Meta & Fabrizio Moro che ci riprovano dopo la botta di fortuna degli scorsi anni con un motivetto finto impegnato, i Decibel (e piange il cuore dirlo) che commemorano Bowie ma era meglio se restavano a My My Generation, Giovanni Caccamo che dà nuovi significati alla parola “vacuo”, Mario Biondi che potrà avere tutta la voce del mondo ma urticante resta, ed Avitabile con Servillo che volevano unire la parte bassa e viscerale e quella alta e letteraria di Napoli ma sbracano sul neomelodico.
E per chi è appassionato di classifiche: una delle (buone) novità importate da Baglioni è l’abolizione della classifica “numerata” e l’introduzione di una classifica “a strati”, con i concorrenti inseriti in una fascia colorata “di gradimento”. Certo, la classifica parziale e demoscopica della prima serata dimostra ancora una volta, se ce ne fosse bisogno, che il pubblico che segue Sanremo e che vota è fermo a parecchi anni fa: quindi tra i meno graditi Le Vibrazioni, Canzian, Roy Paci, mentre fra i preferiti da casa Noemi ed Ermal Meta. Ma è tutto da vedere, il percorso iniziatico è appena cominciato. E quanta roba ancora d a dire e da cantare.
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1-continua-
Gianlorenzo Franzì