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Sapia: esclusione infermiere dal 118, l’azienda sanitaria non risponde

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Il dipendente ha trascorso la notte in postazione, senza poter salire in ambulanza e lavorare

Comunicato Stampa

«È assurdo che in piena quarta ondata l’Asp di Cosenza continui a rifiutare ad un suo infermiere del 118 il rientro in servizio, lasciandolo in una sorta di limbo e soprattutto senza lavorare, come hanno potuto constatare i carabinieri. Questa situazione si protrae da giorni. Sul caso ancora l’Asp di Cosenza non ha dato spiegazioni formali, non ha messo per iscritto alcunché e non ha risposto all’interessato. Ciò come se non fossimo in uno Stato di diritto e come se in Calabria le prassi possano sostituire le norme nazionali».

Lo denuncia il deputato di Alternativa Francesco Sapia, che alla Camera siede in commissione Sanità e che nel merito ha già trasmesso un esposto all’autorità giudiziaria.

«Sono costretto – precisa il parlamentare – a ritornare sulla vicenda a mezzo stampa, visto che non è stata risolta e che, nonostante le varie comunicazioni ufficiali intercorse, finora non c’è stata alcuna determinazione dei vertici dell’Asp cosentina, che alla data del 3 gennaio 2022, non avevano letto tutte le carte del caso, benché datate».

«Nella fattispecie – racconta il parlamentare della commissione Sanità – l’infermiere in questione, dipendente dell’Asp di Cosenza, era stato destinatario di un trasferimento temporaneo, peraltro privo di sede, all’interno della stessa Azienda, che di norma non può superare i 30 giorni. Trascorsi diversi mesi da quel trasferimento, l’infermiere dipendente aveva chiesto ai suoi superiori di conoscere i propri turni di servizio nel 118, ma ancora nessuno ha voluto darglieli. Fatto sta che, nell’immotivato silenzio dei dirigenti responsabili, diligentemente l’infermiere si è recato nella propria postazione del 118 per riprendere il suo servizio, ma non gli è stato permesso di salire in ambulanza né di svolgere le proprie mansioni. L’infermiere ha trascorso l’ultima notte in postazione, ma come se fosse stato un perfetto estraneo. Ciò è successo in piena pandemia, con il virus che continua a diffondersi e a stressare le strutture sanitarie».

«A parte la mortificazione della dignità professionale e personale del dipendente, qui – conclude Sapia – ci troviamo davanti ad un paradosso ingiustificabile».

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