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Scuola. Sileri: “In caso di positività chiusure temporanee”

3 min di lettura
Pierpaolo Sileri

Se si trova un positivo a scuola si faranno i controlli a tutte le persone intorno e si disporrà temporaneamente la chiusura. Una volta identificati i positivi la scuola può ripartire

E’ lo scenario ipotizzato dal viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, parlando a ‘Timeline’ su SkyTg24 della riapertura delle scuole e delle precauzioni da adottare per evitare contagi.

“A mio avviso dovrà esserci uno sgravio di responsabilità per il personale scolastico, non può esserci responsabilità del singolo”, ha quindi aggiunto.

Con il ministro della Salute Roberto Speranza “sono sulla stessa linea d’onda. Io ho opinioni un po’ diverse, da medico. Da medico so che il virus esiste. Come tante altre malattie. E che dobbiamo conviverci”, ha aggiunto, ribadendo la sua visione comune con Speranza anche se “alcune cose le avrei fatte diversamente. Per esempio, l’utilizzo dei tamponi all’inizio. Si conosce perfettamente la mia battaglia perché i tamponi fossero fatti già a marzo a coloro che non avevano sintomi. Un pò il modello ‘Crisanti'”. Probabilmente, invece, “la chiusura delle discoteche è stata giusta, perché quello che abbiamo visto in alcuni video è terrificante. Ma dubito che porterà a un calo dei contagi. Secondo me i contagi continueranno a salire ma non dobbiamo preoccuparci, perché è la storia naturale dell’epidemia. L’importante è non intasare gli ospedali e le terapie intensive”.

Iss: in arrivo documento per gestire casi e focolai

“Vigileremo affinché le Regioni attuino i protocolli” sui rientri da Grecia, Croazia, Spagna e Malta”, ha quindi sottolineato, riferendo di aver ricevuto numerose segnalazioni sul mancato rispetto dei tempi per i tamponi obbligatori. “La lista dei Paesi con obbligo di tampone al rientro verrà continuamente aggiornata“, ha assicurato quindi Sileri, continuando: “Ho fatto una proposta al Comitato tecnico-scientifico, un mese e mezzo fa – ha riferito – perché si faccia il tampone non solo all’arrivo, ma anche successivamente, dopo 4 o 5 giorni, perché il contagio potrebbe essere avvenuto poco prima della partenza e i sintomi si presentano giorni dopo l’incontro con il virus”. Inoltre, “metterei dei container negli aeroporti, con laboratori, per fare il tampone a tutti quelli che arrivano da Paesi dove il numero dei contagi è in crescita, tenendo conto del trend e non del 30 casi ogni 100 mila abitanti” che è lo standard utilizzato.

“Io – ha detto ancora – rifarei tutto quello che ho fatto e anche il Governo ha fatto il meglio in scienza e coscienza. E’ chiaro che con il senno del poi, abbiamo visto con quale forza e violenza l’epidemia è arrivata in Italia. Chiudere il Paese è stato un atto dovuto e necessario che ha salvato almeno 600 mila vite dicono gli studi. Forse una cosa avrei fatto, avrei pressato un po’ di più per fare più tamponi all’inizio. Quando si faceva il test solo a chi aveva sintomi importanti, ecco io avrei insistito ancora con più forza rispetto a quello che ho fatto”. Alla domanda su chi al Governo non era d’accordo nel fare tamponi generalizzati, Sileri ha risposto che “non è stato il Governo, ma è stata una scelta scientifica, le ordinanze sono state espresse dal Cts. Loro avevano in mano la situazione, io sono stato bloccato per 15 giorni dalla malattia”.

Sileri precisa comunque che “va fatta una differenza tra sbaglio ed errore, quest’ultimi non sono stati fatti, forse qualche sbaglio si è capito con il senno del poi una volta conosciuto il virus. Oggi – aggiunge – è più facile parlare con i numeri alla mano. A marzo cambiavano nella stessa giornata”. In futuro, anche con un aumento dei contagi da coronavirus “non servirà un lockdown di tutta Italia, ma solo in quelle zone dove risultano i positivi. Quindi un lockdown ‘chirurgico’, come quello che si è effettuato a Mondragone nelle due palazzine”, conclude il viceministro.

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