Se sguardo non c’e’, vedere non si puo’
4 min readAscoltare Francesco sul senso dei luoghi, rimembrando Vito Teti, e scrivo sorridendo su altre rimembranze poetiche, è unire letture su letture, alcune condivise, altre no, per disegnare una mappa del territorio comune. Un Bene Comune.
Il luogo in cui, Salita Maruca, abitò mia mamma da ragazza, con le trecce e la sua energia, è diventato sede di ritrovo per un paesaggio interiore che si risvegli. Deep South. Profondo Sud.
Francesco cita Marcel Mauss nel ” Saggio sul dono” Lo scambio dei beni è uno dei modi più comuni e universali per creare relazioni umane o per creare ponti con il divino
Il dono diventa, secondo Mauss, un fatto sociale totale, vale a dire un aspetto specifico di una cultura che è in relazione con tutti gli altri .
L’autore suppone che il meccanismo del dono si articoli in tre momenti fondamentali basati sul principio della reciprocità:
dare;
ricevere – l’oggetto deve essere accettato;
ricambiare.
Il dono implica una forte dose di libertà.”
Forte di questo assioma io spero che venga accettato il mio dono, i miei appunti, scritti per il puro piacere del dono, per relazione.
Dalle tante coincidenze con cui inizia la sua chiacchierata fra il familiare, in fondo si trova fra amici, e la divulgazione appassionata, lui cita Jung ed io in testa ho Il Breve Trattato sulle coincidenze di Domenico Dara, anche lui molto attento al paesaggio e alla Calabria. Luogo di Amnesie. Come mai? Come mai qui ci siamo scordati i luoghi, chi siamo, e scimmiottiamo, per un senso d’inferiorità mai guarito, altri modi di essere? Questa la domanda su cui verte tutto il suo dire.
Come mai gli abitanti di Ievoli non conoscevano le cascate della Fiumarella e passarono dall’orrore allo stupore quando vi furono condotti da Don Giacomo e da Francesco?
Come mai le nove persone di Panetti, frazione di Platania pensavano lontanissima, lassù in montagna, la cascata, lo schioppo, la tiglia, che pur era a dieci minuti?
Amnesia dei luoghi. Come se una zanzara anofele li avesse punti e fossero precipitati in un coma neurovegetativo topografico.
Franco Arminio, paesologo e poeta, ritorna sul recupero del senso del sacro e
«Quasi tutti i giorni vado in giro per i paesi, vado
a vedere che aria tira, a che punto è la loro salute e la loro
malattia. Vado per vedere un paese, ma alla fine è il paese
che mi vede, mi dice qualcosa di me, che nessuno sa dirmi»
e mentre Francesco legge Octavian Paler noi andiamo via, risvegliati
“A cosa serve il poeta in tempo di povertà?”.. parte da questa domanda Paler, per dire..
“Il vero coraggio della poesia forse non è cantare le piogge quando tutto il mondo le vede,
il vero suo coraggio è di vedere il cielo incendiato e sperare”
Di fronte all’inevitabilità della carestia….
“annuncia alla fortezza, alla terra, che la pioggia esiste,
annuncia agli uomini che hanno il dovere di sperare.”
Che la pioggia esiste. C’è tutto in questa frase.
La pioggia esiste.
Dire, proprio nelle epoche di siccità che “la pioggia esiste”.
Non crederlo come forma di auto consolazione.
Non “benefica illusione”.
No.. ma CREDERE che la pioggia esiste, e farla intravedere, trasmetterla da mente a mente, come un contagio, farla “vedere”
dando ad essa parola, pronunciandola, richiamandola alla via, preannunciandola.
E poi..
“A cosa serve il poeta, in tempo di siccità?
Per cantare le piogge proprio allora,”
Proprio allora. Non a raccontare di future morti. Non accordarsi al coro di chi prepara le bare.
Non essere delle razza dei corvi neri.
E’ adesso che devi credere nella pioggia, proprio perché c’è la siccità.
Ed è adesso che devi parlare di lei, proprio perché si è persa ogni speranza.
Ed è adesso che devi mettere la mano sul fuoco, perché il coraggio è una sfida al buio.
Ma dire “il poeta” è restrittivo.
Non me ne frega nulla se sei “poeta”.
Ma ti chiedo di non essere tra le vecchie stitiche,
di non giocare al pallottoliere coi cadaveri,
di non farmi “l’elogio dell’impotenza”.
Di ricordare che “la pioggia esiste”.
Vi lascio a “Lettera al Signor Holderlin” di Octavian Paler
Ippolita Luzzo