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Università di Reggio Calabria, il seminario di Caligiuri su intelligence e beni culturali

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Il seminario di Caligiuri su intelligence e beni culturali

Il seminario del Direttore del Master in Intelligence dell’Unical

Comunicato Stampa:

REGGIO CALABRIA – “Intelligence e beni culturali”. Questo il tema del seminario che Mario Caligiuri, Direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, ha tenuto all’Università “Mediterranea” di Reggio Calabria durante il percorso formativo del Master in Politiche di sviluppo e gestione delle risorse culturali, ambientali e territoriali promosso dal Dipartimento PAU dell’Ateneo reggino diretto da Domenico Marino.

Caligiuri è stato introdotto da Coordinatore Didattico Pietro Stilo che ha evidenziato l’importanza del tema, contestualizzandolo storicamente e sul terreno delle più recenti vicende nazionali e internazionali.

Il seminario di Caligiuri su intelligence e beni culturali

L’intervento di Caligiuri è partito dalle definizioni di beni e attività culturali e di intelligence, evidenziando i vari ambiti dove questi si incrociano. Quello più ovvio – ha spiegato – è rappresentato dalle azioni delle organizzazioni terroristiche e criminali, che utilizzano i proventi del traffico illecito dei beni culturali come fonte di finanziamento delle proprie attività; forme di riciclaggio ed evasione fiscale; iniziative di investimento, che riguardano anche lo sfruttamento del paesaggio attraverso i parchi eolici.

Ha poi ricordato che l’uso politico dell’arte e della cultura è stato evidente anche durante la guerra fredda quando CIA e KGB sostenevano secondo le loro ideologie diverse iniziative, dal cinema all’arte contemporanea.

La tutela dei beni culturali – ha evidenziato Caligiuri – è un’emergenza internazionale tanto che sono stati costituiti i “caschi blu della cultura” su proposta dell’Italia sotto l’egida dell’ONU e con l’Arma dei Carabinieri in primo piano attraverso il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale, attualmente diretta dal generale Fabrizio Parrulli. Ha quindi illustrato che le guerre del XXI secolo saranno economiche e culturali, prevalentemente combattute attraverso il web e a base di informazioni.

La cultura – ha sottolineato Caligiuri – rappresenta l’identità di un popolo, per cui vanno considerati nella giusta prospettiva il fenomeno dell’immigrazione e la strategia cinese della nuova via della seta.

Ha poi precisato che la raccolta, l’utilizzo e lo scambio delle informazioni attraverso i beni culturali si possono sviluppare attraverso diverse direzioni: dal recupero delle opere d’arte alle attività di formazione e assistenza. Tutto ciò potrebbe consentire un punto di partenza per acquisire fonti informative in zone di conflitto coltivandole poi in tutte le direzioni.

Caligiuri ha tra l’altro evidenziato il bisogno di formazione mirata sull’Intelligence verso il settore, evidenziando che la disciplina dovrebbe essere riconosciuta e insegnata nelle scuole e nelle università, attraverso appositi percorsi formativi e corsi di laurea. Ha però anche evidenziato, nel contempo, che l’insegnamento dell’educazione artistica nelle scuole è stata fortemente ridotta ma ancora più importante è l’educazione di base che consente di apprezzare la cultura e le opere d’arte.

Ha poi ricordato l’esperienza della Biennale d’arte di Berlino del 2016 in cui si è, attraverso incontri e discussioni condotti da Armen Avanessian e Alexander Martossu si è ipotizzata una intelligence democratica trasparente e al servizio del popolo. In definitiva, ha concluso, la formazione sull’Intelligence consente di distinguere la realtà dalla percezione della realtà condizionata dai media che hanno dato vita a una vera e propria società della disinformazione.

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