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Senza ombre di cerimonie. Il tour calabrese di Edward Lear nel libro di Raffaele Gaetano

4 min di lettura

Senza ombre di cerimonie. E’ il titolo dell’ultimo libro di Raffaele Gaetano che la professoressa Angelina Ariganello, recensisce eccezionalmente per lameziaterme.it.

In questa opera di Raffaele Gaetano dal titolo Senza ombre di cerimonie, l’autore ricostruisce con ricchezza di particolari il viaggio culturale ed enogastronomico compiuto a piedi in Calabria dallo scrittore Edward Lear nel 1847 della durata di 40 giorni, accompagnato dall’amico e allievo John Proby, da una guida e servendosi di un mulo.

Il personaggio viaggiatore, Lear, appare sin dalle prime battute un artista eccentrico e stravagante, oggigiorno lo definiremmo “trendy”. Lear, come tutti i giovani stranieri facoltosi di quel tempo, vuole ammirare i resti dei fasti della Magna Grecia: il suo viaggio inizia e termina a Reggio Calabria tra l’entroterra e la costa, visitando luoghi e spazi naturali dalla bellezza inimmaginabile, ospitato presso dimore signorili o meno, in locande per lo più sporche e fatiscenti, non esistendo allora hotel, o B&B, né tantomeno agriturismi o qualsiasi altra struttura recettiva.

Lo scrittore Edward Lear

Il viaggiatore ha forse dei pregiudizi circa la bellezza e l’amenità dei paesaggi, il fascino architettonico e lo stile dei palazzi, la sontuosità degli arredi delle nobili dimore, e certamente ignora l’ospitalità, l’accoglienza calda e gioviale dei padroni di casa, ospitalità che caratterizza noi calabresi, e della bontà delle pietanze che saranno servite. Nel corso del viaggio il suo giudizio cambia tant’è che al momento della partenza, costretto a rientrare a causa dei moti insurrezionali di Reggio, abbandona la Calabria non senza un velo di tristezza e a malincuore, grato per l’accoglienza ricevuta e con nel cuore e negli occhi la bellezza dei nostri paesaggi, delle dimore e con un bagaglio nuovo e una riscoperta umanità.

Raffaele Gaetano, con lo stile che lo contraddistingue colto e raffinato, descrive dimore alcune delle quali  ormai perdute o diroccate a causa del degrado  per mancanza di interventi di restauro, con ricchezza di particolari: il Giordano di Reggio elevato a rango di hotel, la villa di campagna del cavaliere Musitano, dimora piena di oggetti preziosi a cui si unisce una gradevole ospitalità.

E poi, i luoghi e i paesaggi: Reggio, Motta San Giovanni, Bagaladi, Condofuri, Bova, Staiti, Pietrapennata, Bianco con i resti del convento, San Luca, Caraffa del Bianco, Casignana, il Santuario della Madonna di Polsi, Ardore, Gerace, Bovalino, Locri, Stignano, Stilo, Caulonia, Gioiosa Canolo, Cittanova definita paese moderno e per nulla pittoresco, Polistena, Oppido Mamertino, Melito porto Salvo, Montebello e Pentadattilo. L’autore ne fa una descrizione minuziosa attraverso l’occhio del viaggiatore, come una serie di quadri paesaggistici dipinti da una mano esperta.

Non manca la descrizione sottilmente ironica degli ospiti e relativa ospitalità con una caratterizzazione di alcuni personaggi che suscitano ilarità: la signora Tropeano, la figura del singolare arciprete con i pantaloni a coste, oppure la storia dei frati che escogitano un simpatico strattagemma per evitare la captazione dell’acqua dei pozzi che impedisce loro di dissetarsi, la servetta aggraziata, il conte Garrolo definito come “l’ometto più allegro e cortese che sia mai vissuto”.

Spassosissima è l’apparizione dell’ostessa di una bruttezza indescrivibile… Personaggi veramente deliziosi.

Altrettanto ricca di particolari la fatiscenza e la sporcizia delle locande, ilare la scena del viaggiatore che giunto in una locanda dove mangiano frittata e bevono vino locale, decisamente orribile e buia, lo stesso si siede su una scrofa pensando si tratti di una poltrona tranne poi sentirla grugnire.

Che dire delle pietanze che ricordano quelle della nostra dieta mediterranea: maccheroni al sugo, la carne al sugo, olive, uova, burro, formaggio e poi l’immancabile “scirubetta” di cui i nostri giovani ignorano l’esistenza. Anche qui ci sembra di vedere le tavole imbandite con pietanze di quel tempo a dispetto delle pietanze gourmet dei vari chef pentastellati di oggi.

È un viaggio delizioso a ritroso nel tempo.

Originali infine le ricette della chef stellata Caterina Ceraudo che riprendono le pietanze dei viaggiatori e che sono le ricette delle nostre nonne e delle nostre mamme.

Uno scritto da leggere e da gustare!                                                                                                              Angelina Esposito Ariganello

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