Serrastretta. I gradini demoliti non sono “u Siaggiu”, è un errore storico
4 min di letturaNel rispetto delle sensibilità e delle opinioni di tutti, mi corre l’obbligo di intervenire in merito ad un articolo recentemente pubblicato su questa testata, dal titolo “Demolizione del sieggio di Serrastretta: Un colpo al cuore della comunità”, per fare delle precisazioni e osservazioni.
L’occasione mi consente anche di dare riscontro e chiarimento ad alcuni commenti comparsi sui social network.
L’articolo citato contiene delle inesattezze storiche, non precisa la natura del manufatto oggetto di demolizione e non contestualizza l’ambito nel quale si stanno realizzando i lavori.
Inoltre, ed è la cosa che più dispiace, il testo danneggia l’immagine di un intero paese e dei suoi cittadini, non quella di un’Amministrazione comunale.
A volte, purtroppo, l’emotività fa commettere degli errori, che diventano marchiani quando le dichiarazioni sono affidate alla stampa.
Sarebbe bastato chiedere ad una persona di Serrastretta, con età avanzata, diciamo 80/90 anni, come ce ne sono tante in paese, cosa s’intende nella vulgata popolare con il termine “u Siaggiu”.
Io stesso, che a differenza dell’autore dell’articolo sono nato e cresciuto in una frazione di Serrastretta, ho posto la domanda a tre persone diverse, tutte prossime ai 90 anni, ricevendo da tutti la stessa risposta: “u Siaggiu erano le sedute sul lato lungo della piazza” che erano in muratura e una volta si sviluppavano per tutta la lunghezza.
Prima di come si presentano oggi, a seguito di lavori effettuati qualche decina di anni fa, tali sedute erano già state rifatte, sempre in muratura e nello stesso posto, ma creando uno spazio vuoto tra una panca e l’altra, colmato da una ringhiera. Era questo il luogo di ritrovo, di socializzazione e di riposo noto come “u Siaggiu”.
Per chi ha interesse a verificare, è sufficiente visionare un video del 1959, reso disponibile da Teche Rai, di cui ho fatto estrarre dei frame, che allego alla presente nota.
Il filmato, dal titolo Serata di Gala con Dalida, è visionabile al seguente link: https://www.teche.rai.it/2023/01/serata-di-gala-con-dalida/
Chiarito che l’oggetto della lamentela non è “u Siaggiu”, occorre fare delle considerazioni.
Intanto bisogna dire che i manufatti demoliti erano due sedute in muratura, realizzate da un privato, in aderenza alla facciata dell’edificio di sua proprietà, interamente intonacate, prive di qualsiasi pregio realizzativo, o nei materiali, e di valenza storica o architettonica, come si può vedere nelle foto allegate. Le stesse erano inoltre ammalorate.
Queste sedute, soprattutto per le generazioni più recenti, hanno però assunto un valore affettivo e simbolico, quale punto di aggregazione e di socialità, che sottende un valore sociale condiviso nella comunità.
L’Amministrazione condivide questa valutazione e la necessità di preservare il luogo in argomento, ma vorrebbe accrescerne l’attrattività.
Infatti, l’atto di indirizzo dato al gruppo di progettisti dell’intervento, tra cui ci sono professionisti affermati e di valenza nazionale, è stato quello di ripristinare le sedute, conferendogli però un valore aggiunto, un pregio estetico che possa essere tramandato alle generazioni successive, quale contributo prodotto dalla generazione attuale.
Ciò premesso, và detto che la demolizione dei due gradini rientra nell’ambito dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione del fabbricato a ridosso del quale gli stessi sono stati costruiti.
Tale edificio è anch’esso privo di pregio architettonico, ha la copertura in lastre di cemento amianto e si presenta in uno stato di degrado che risulta spiacevole, essendo l’edificio fronteggiante la piazza del paese. Il fabbricato inoltre è stato oggetto di sopraelevazione, probabilmente nel dopoguerra, come si può verificare dalla foto allegata, che mostra come era in precedenza. Nella stessa fotografia si vede “u Siaggiu” originale e originario.
Il suddetto edificio è stato acquisito dal Comune, diventerà la reception/hall del realizzando albergo diffuso e sarà restaurato, con abbellimento del contesto della piazza.
Infine, occorre un’ultima precisazione.
Il Comune sta realizzando un’operazione di recupero e riqualificazione del patrimonio edilizio del centro storico senza precedenti e che va al di là della finalità recettiva dell’intervento. Sono ricompresi due palazzi delle famiglie che hanno fondato Serrastretta, ciò che resta del Castello dei D’Aquino, l’ultima chiesetta ancora recuperabile e altri edifici di pregio.
Tutti gli interventi sono improntati alla salvaguardia degli elementi tipologici e architettonici, per preservare e valorizzare degli immobili di valore storico, architettonico e identitario che stavano per diventare irrecuperabili.
Questi edifici rappresentano la nostra storia, ciò che siamo stati e una delle più importanti testimonianze lasciate dai nostri avi. Attraverso i lavori in corso potranno essere sottratti al degrado e tramandati ai posteri.
Davanti ad un’operazione di questa portata, appare risibile concentrare l’attenzione su due gradini. Vanno bene la nostalgia e i ricordi romantici ma bisogna dare un futuro al paese.
L’obiettivo perseguito dal Comune è quello di rendere il paese più bello, più attrattivo, in grado di ripensarsi e reinventarsi.
Se non creiamo possibilità di lavoro per i nostri giovani, resteranno solo i ricordi, ma non ci sarà futuro. La sfida dell’ospitalità diffusa può essere una possibilità!
Il Sindaco
Antonio Muraca