Servizi sociali e abuso di potere, la denuncia di un pentito di ‘ndrangheta
3 min di letturaRiceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa del primo pentito di ‘ndrangheta appartenente alla famiglia Mancuso di Limbadi, Emanuele, pronipote di Luigi Mancuso “il Supremo”
Emanuele oggi chiede aiuto alla stampa denunciando le presunte ingiustizie che i servizi sociali hanno applicato nei confronti di sua figlia, di appena 4 anni, affidata con decreto definitivo del Tribunale per i Minorenni di Roma allo stesso ente oggetto di denuncia.
Di seguito la nota:
Nell’epoca in cui si sente spesso parlare di tutela dei minori e ruolo fondamentale dei Servizi Social’ che, in linea con la giurisprudenza europea e con la Convenzione sui Diritti del Fanciullo, dovrebbero mettere al centro l’interesse del minore, amareggia constatare, “sulla propria pelle”, che esistono, in Italia, delle realtà che solo fittiziamente ed apparentemente garantiscono e tutelano il benessere del minore.
Questa premessa è doverosa in quanto, da qui a breve, provvederò, carte alla mano, a denunciare i soprusi che io e mia figlia, anch’essa sottoposta alloe speciale prograrnma di protezione, siamo costretti a subire, da tempo, a causa del suo affidarnento ai Servizi Sociali e alla convivenza con la mia ex compagna, Chimirri Nensy Vera, tutt’oggi, appartenente alla cosca Mancuso e mai dissociatasi.
Rimaste inesitate le mie numerose segnalazioni, inoltrate anche tramite il mio difensore di fiducia, alle Autorità competenti, mi resta quale ultima possibilità quella di chiedere aiuto alla stampa affinchè il mio grido disperato giunga alle Associazioni Nazionali che tutelano i minori, affinchè mi sostengano per risolvere, definitivamente, le ingiustizie perpetrate, nei confronti di mia figlia, da un sistema che, seppur legalizzato, nella realtà dei fatti desta molto sospetto considerato il mio status di collaboratore di giustizia, che ha reciso ogni legame con la criminalità organizzata, in contrapposizione alla madre ancora intranea alla ‘ndrangheta.
Mia figlia, con decreto definitivo del Tribunale per i Minorenni di Roma, è stata “affidata ai Servizi Sociali territorialmente competenti in ragione della località protetta… e facoltà di incontri con il padre secondo il calendario disposto dei Servizi
Sociali…”
Ciò posto, inspiegabilmente, io e mia figlia, su disposizione del Servizio Sociale, siamo costretti ad effettuare incontri solo una volta a settimana (quando gli sta comodo) della durata di 40/50 minuti con impossibilità concreta di costruire un rapporto affettivo concreto.., una pagliacciata!
E’ paradossale oltre che criminale tutto questo!
Lo affermo con cognizione di causa in quanto, io da piccolo, con mio padre detenuto in carcere, per i noti procedimenti “Genesy”, “Dinasty” e “Batteria”, effettuavo colloqui settimanali di due ore…
Ed ancora! Mentre da un lato le severe normative comunitarie impongono specifici requisiti edilizi ed igienici per la realizzazione di una stalla, gli incontri con mia figlia (una bambina di 4 anni) avvengono in locali fatiscenti le cui carenze igienico-sanitarie sono visibili ad occhio nudo: struttura umida, sporca e carente delle piu elementari condizioni ludiche idonee per garantire serenità alla minore e rendere piacevole I’incontro con il genitore.
Come se ciò non bastasse, non posso tralasciare le numerose falsità che sono state riportate nelle relazioni del Servizi Sociali.
Quella più grave in assoluto mette in discussione, addirittura, la mia stessa paternita: in essa si legge, infatti, che “la stessa gravidanza è iniziata quando il padre era detenuto“!
Mi amareggia tutto questo! E mi affido al buon cuore di chi voglia sostenermi per liberare la mia bambina dalle oppressioni di un Servizio Sociale che anzichè garantire serena crescita alla minore le sta negando la figura paterna favorendo la ‘ndrangheta.
TUTELIAMO I DIRITTI DEI MINORI… EVITIAMO BIBBIANO 2!!!
Emanuele Mancuso