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Settimana Santa: detti e tradizioni popolari lametini

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Il sacro e il profano si fondono in una miscela di detti e usanze che ancora oggi segnano i giorni di penitenza che precedono la Santa Pasqua

In Calabria sono moltissimi i riti e le tradizioni che nel corso dei secoli sono arrivati fino ai giorni nostri e riguardano la celebrazione delle festività pasquali, ad iniziare dal Mercoledì delle Ceneri, proseguendo con il periodo di Quaresima, caratterizzato da rinunce note come fioretti, penitenze elevate al volere di Dio. Il periodo culmina con i preparativi che si portano avanti durante la Settimana Santa in vista dell’imminente Pasqua.

A Lamezia, spostandosi di quartiere in quartiere, si apprende come poche decine di metri tra una contrada e l’altra possano influire sulle rigorose usanze da rispettare, sia per forte motivazione religiosa che per sentita credenza popolare: nella maggior parte dei casi, chi non si attiene alle tradizioni potrebbe, di fatti, essere colpito dalla sventura.

In alcuni luoghi della città, qualsiasi giorno della Settimana Santa potrebbe essere opportuno per la realizzazione delle prelibatezze tipiche del periodo, cuzzupe, fraguni e guastelle, tranne il Venerdì Santo, giorno della morte di Gesù Cristo e dunque non idoneo per i festeggiamenti. Di fatti si dice che:

A matina du Vennari Santu

Madre Maria si misi lu mantu,

si lu misi ccu santa ragiuni

ca era muartu nuastru Signuri.

Contrariamente, altri ambienti e altre contrade del lametino tramandano versioni differenti: sarebbe proprio il Venerdì Santo il giorno propizio atto alla preparazione dei piatti tipici pasquali.

Biniditta chilla pasta

ca di vennari s’impasta.

Malidizza chilla trizza

ca di vennari s’intrizza.

Il detto benedice tutte le preparazioni culinarie che vengono realizzate il venerdì, senza fare uno specifico riferimento al Venerdì Santo, e contemporaneamente bandisce quelle donne che in questa giornata si lasciano alla frivolezza della cura della propria capigliatura.

La mattinata del Venerdì Santo è inoltre dedicata alla visita dei Sepolcri: già subito dopo il termine delle funzioni religiose del Giovedì Santo, è possibile iniziare il pellegrinaggio di chiesa in chiesa, da un altare all’altro. In maniera del tutto allegorica, i fedeli si accingono a fare visita ai simulacri che sono gli Altari della Riposizione e che rimandano al Santo Sepolcro di Cristo. I sepolcri vengono addobbati col grano germogliato, precedentemente seminato durante la Quaresima in appositi vasi.

Messa in Coena Domini – Duccio da Buoninsegna

La tradizione vuole che siano tre gli altari da visitare, un chiaro riferimento alla Trinità. In passato il numero di visite era di sette, un numero simbolico nelle Sacre Scritture: sette sono le virtù, i peccati capitali, i doni dello Spirito Santo, i Sacramenti. Oggi la tradizione si è adeguata ai ritmi dei nostri tempi e dopo la messa in Coena Domini basterà la visita anche solo a due Altari della Riposizione e il rito dei sepolcri sarà compiuto.

Felicia Villella

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