Sotto la Lente. Il mio naso ricorda che…
3 min di letturaErano gli anni ‘90, durante una vacanza a Fiuggi con la mia famiglia, camminavo tra le siepi dei giardini interni alle Terme, fiera della mia tazza piena di suggerimenti e tacche per il bere virtuoso dell’acqua, che mai sono riuscita a coltivare, mentre sovrappensiero gironzolavo tra una fonte e l’altra sentii un profumo
Era pungente, intenso, deciso, femminile e caratterizzante, al punto da bloccarmi e, rivolgendomi a mia madre, esclamare: “ Qui attorno c’è zia Angela, ho sentito il suo profumo, ne sono sicura.”
Con un fare quasi profetico, ero sicura del mio naso e della mia memoria.
E non sbagliai.
A migliaia di chilometri dal posto in cui vivevo e coltivavo le mie più forti relazioni sociali, in un contesto inusuale, il mio olfatto aveva aperto il cassetto della memoria dedicato alla zia.
Nel magazzino del nostro cervello tanti sono gli odori e i profumi che conquistano un posto e ci accompagnano, sopiti, per poi risvegliarsi con un’emozione.
Ognuno ha il suo personale repertorio: mela e cannella nelle stanze dei giorni vissuti, la vaniglia di mamma, il tabacco odoroso di papà, l’incenso delle suore del collegio, l’erba tagliata la domenica, l’odore del mare d’inverno, il cioccolato salato dei biscotti preferiti, il profumo dei gelsomini di casa nel mese di maggio, l’odore della macchina nuova, la pelle dolce del proprio figlio, il velluto antico della carta da parati del salotto di nonna.
Come ne “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust, in cui il protagonista, dopo aver odorato un particolare tipo di biscotto, sprofonda nel suo passato, riemergendo con la memoria agli eventi della sua fanciullezza, così ognuno di noi ha la sua “Madeleine de Proust” pronta ad evocare i ricordi del passato, a volte dimenticato.
La memoria olfattiva restituisce, come il mare, brandelli del passato.
E stupisce leggere che le persone possano ricordare il 35% di quanto annusano, rispetto al 5% di ciò che vedono, al 2% di ciò che sentono e all’1% di quello che toccano.
Come scriveva Baudelaire, ci sono profumi che hanno l’espansione delle cose infinite, e che rimangono in noi per sempre.
Regalare un profumo, non dovrebbe essere un gesto rapido, un dono last minute da innamorati frettolosi e senza idee.
Donare un profumo, significa creare un’emozione oggi e regalare un ricordo domani.
Sotto la lente di questa settimana: il naso ci ricorda che… il vero lusso è quello delle emozioni eterne e rivissute anche in una essenza.
Mara Larussa