Soveria Mannelli. Dal 27 agosto la mostra del “Pittoretto”
4 min di letturaEra il lontano 30 novembre 1928 quando nel cuore della Calabria, a Soveria Mannelli, e più precisamente nella frazione di San Tommaso, nacque un artista: il signor Giuseppe Cardamone, meglio noto con l’appellativo di “Pittoretto”.
Di professione faceva l’imbianchino ma le sue mani, oltre che nel tinteggiare le pareti, erano abili nel dipingere. Spesso, dopo aver imbiancato una casa, chiedeva ai proprietari se potesse lasciare in qualche angolo un suo dipinto, quasi come a voler imprimere un timido ricordo del suo passaggio attraverso l’arte della pittura che tanto amava.
A Soveria Mannelli e dintorni sono ancora oggi molteplici le case in cui è possibile ammirare le sue tele o, talvolta, le sue pitture su muro.
Il castello valdostano di Fénis, i panorami silani, l’Abbazia Cistercense di Corazzo, volti noti e non, immagini sacre, erano questi i soggetti privilegiati dalla mano naif dell’artista. Egli, infatti, dopo un’infanzia trascorsa nel suo paese natio, si trasferì con la famiglia in Valle d’Aosta.
Ed è proprio lì che ebbe inizio la sua attività come decoratore, nonché la passione per la pittura. Si innamorò di una donna ma il destino non gli sorrise: la triste fine della storia d’amore fu per lui causa di molta sofferenza, tanto che lasciò la Valle d’Aosta ed emigrò in Francia.
Ad Annecy, in Alta Savoia, visse per circa tre anni circondato da grande affetto e stima. La popolazione locale adorò il suo estro e la sua creatività, infatti permangono ancora oggi le testimonianze artistiche lasciate in quei luoghi. Dopo gli anni in Francia, fece ritorno a Soveria Mannelli ma, come si suol dire, “nemo propheta in patria”. Trascorse, così, gli ultimi anni della sua vita da “genio incompreso”, non sentendosi apprezzato per come meritava. Purtroppo, cadde nel vizio dell’alcol e lasciò questo mondo il 18 settembre 1982 all’età di soli 53 anni.
A quarant’anni dalla sua morte, il signor Filippo Cardamone ha ideato una mostra con alcune delle opere d’arte del Pittoretto, gentilmente offerte per l’esposizione da varie famiglie, per far conoscere la bravura e l’operosità di questo calabrese per troppo tempo rimasto nell’ombra.
Filippo, all’età di 14 anni, conobbe il compaesano Giuseppe Cardamone che all’epoca aveva appena terminato una delle sue tele più belle, ovvero quella raffigurante l’arrivo della statua di San Michele Arcangelo nella frazione di San Tommaso. Nel dipinto si possono osservare la partenza della statua dall’Abbazia di Corazzo, a bordo di un carro trainato da buoi, la sua sosta nel crocevia Mannelli (che attualmente corrisponde a piazza dei Mille) e l’arrivo sulla collina di San Tommaso. Tale dipinto viene esposto, davanti la casa del pittore, ogni 29 settembre al passaggio della processione con l’immagine del Santo.
Il sindaco di Soveria Mannelli, dott. Michele Chiodo, ha apprezzato l’idea di Filippo, fornendogli per la mostra il locale “La casa delle idee, Gerardo Marotta” (ex mercato coperto) sito a Soveria Mannelli in via Leo Longanesi. La mostra è stata inaugurata giorno 27 luglio alla presenza del sindaco, del parroco e della popolazione e rimarrà aperta al pubblico fino al 15 agosto, tutti i giorni dalle 9.00 alle 12.30 e dalle 17.00 alle 19.00 (ingresso gratuito). L’eco dell’appello lanciato in memoria del Pittoretto è giunto fino in Valle d’Aosta dove risiedono cinque suoi nipoti e il cognato.
Entusiasti e molto grati per la lodevole iniziativa, sono scesi in Calabria per presenziare alla cerimonia d’inaugurazione e per portare alcuni quadri del loro defunto zio pittore. Finalmente qualcuno si è fatto avanti per restituire il giusto riconoscimento ad un artista che non compare nemmeno dei libri di storia dell’arte locale.
Ad esempio, nel volume “ARS SINE TEMPORE” di Enzo le Pera, tra gli artisti soveritani dal XIX secolo ad oggi, sono citati solo Cardamone Cecilia e Grandinetti Mancuso Maria.
E Giuseppe Cardamone? Non è, forse, giunto il momento che il Pittoretto venga riconosciuto e apprezzato per come merita?
Questa mostra può essere l’inizio di un doveroso processo di gratitudine nei confronti di un “nostro” artista troppo a lungo ingiustamente ignorato.
Francesca Cardamone