Speranza: ecco la verità sui conti di Lamezia
4 min di letturaContinua la querelle tra l’ex sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, e l’attuale, Paolo Mascaro
Gianni Speranza racconta la sua verità sui conti di Lamezia.
Ecco le sue parole:
Mascaro ripete da quasi 8 anni, in Consiglio comunale, sui social, in televisione, sui giornali questa litania: “nel 2015 potevo, forse dovevo, fare la dichiarazione di dissesto ed ho scelto di non farla: ringraziatemi”. Quest’affermazione non solo è del tutto falsa, ma la legge dice proprio il contrario: la dichiarazione di dissesto non è un optional, una scelta discrezionale del sindaco e del Consiglio comunale, ma un preciso obbligo di legge per rimediare ad una situazione grave e particolare che viene descritta in maniera puntuale nel testo di legge
Quando la Corte dei conti ed il Prefetto invitano un Sindaco ed il Consiglio a dichiarare il dissesto e non c’è più la possibilità di presentare ricorsi, bisogna solo procedere e, se non lo si fa, si configurano gravi responsabilità individuali a carico del sindaco e di ogni singolo consigliere e, sul piano istituzionale, viene nominato rapidamente un Commissario che dichiara il dissesto e viene sciolta l’amministrazione eletta ed in carica. Si è costretti a procedere con il dissesto quando il Comune non è in più in grado di far fronte ai pagamenti quotidiani, ai servizi elementari (es. gli stipendi dei dipendenti) e ci sono relazioni, scritte e circostanziate, dei revisori e degli uffici comunali che stabiliscono che non è possibile continuare.
I soggetti appena ricordati hanno forse scritto nel 2015 a Mascaro invitandolo, unitamente al Consiglio, a deliberare la dichiarazione di dissesto? Non risulta.
Quindi Mascaro dice il falso? Sì. Infatti se il suo ritornello (ripetuto ossessivamente di essere stato lui a decidere di non fare il dissesto) rispondesse a verità, equivarrebbe, contemporaneamente, ad autodenunciarsi per non avere rispettato un obbligo sancito dalla legge.
È chiaro che ogni sindaco ha fatto, fa, farebbe di tutto per non essere costretto ad arrivare alla dichiarazione di dissesto perché gli amministratori sono i primi ad essere penalizzati. Non possono più fare alcunché e sono costretti a succhiare il sangue ai propri concittadini. Ma a Lamezia, nel 2015, il dissesto non si (poteva?) doveva fare perché non c’era. Ad aprile 2014 la Corte dei Conti di Roma- sezioni riunite stabilisce che la situazione finanziaria di Lamezia non è assolutamente in dissesto. Scrive nella sentenza: “Il bilancio appare tale da poter sostenere, con regolarità, le obbligazioni assunte, escludendo un pericolo attuale e concreto al normale funzionamento. Le misure adottate dal Comune appaiono sufficienti”.
E ora i numeri a mia disposizione A novembre 2014 il Consiglio comunale approva il piano pluriennale di riequilibrio finanziario per correggere e normalizzare i conti del nostro Comune che affronta le difficoltà finanziarie, ma il dissesto è ben altra cosa. Il 31 dicembre 2014 (l’ultimo anno intero della nostra amministrazione) la cassa del Comune di Lamezia chiude in attivo: +2 milioni e 220 mila euro. A giugno 2015, momento del passaggio tra le due amministrazioni, feci scrivere nel verbale (e chiunque lo può leggere) che quell’anno, pur non essendo ancora arrivati materialmente i trasferimenti annuali dello Stato al Comune, il loro ammontare era, però, già stato quantificato, stanziato ed annunciato. Tenendo conto di questi trasferimenti statali la cassa del Comune, al momento del passaggio, sarebbe in attivo di circa + di 3milioni e 900mila euro. Infatti la cassa si chiude il 31 dicembre 2015 (anno gestito esattamente a metà tra le due amministrazioni) con un attivo di 6milioni e 600mila euro. Ma l’episodio che libera dalla spada di Damocle che gravava drammaticamente sui conti futuri e sulla vita della nostra città si verifica due mesi prima. Ad ottobre 2015 il Consiglio di Stato dà ragione definitivamente al Comune ed alla mia amministrazione nella battaglia condotta per anni contro il risarcimento multimilionario preteso dall’Icom. La società catanzarese ha torto e Lamezia è nel giusto. Nessun risarcimento, neppure un euro, va all’Icom. L’amministrazione insediata appena insediata e la città tutta possono tirare un sospiro di sollievo Questi sono i fatti.
Le mie osservazioni non vengano banalizzate a polemiche personali. La nostra città, al di là delle legittime opinioni di ciascuno, è ricca di energie e competenze (avvocati, commercialisti, funzionari pubblici, consiglieri ed assessori comunali, operatori dell’informazione) che hanno gli strumenti immediati per capire (non chi ha ragione) ma dov’è la verità.
Io mi rivolgo con rispetto personalmente e pubblicamente a tutti i professionisti, anche a quelli politicamente vicini a Mascaro come l’assessore al bilancio, dott. Zaffina.
Se Mascaro continua rivolgerò a tutti loro una sola domanda: nel 2015 a Lamezia bisognava dichiarare il dissesto? Non inseguirò Mascaro sul terreno dell’offesa e della utilizzazione persino delle lettere anonime. Chiederò di convalidare la mia nota ad esperti e persone competenti. Non credo che ci saranno segretari comunali revisori disponibili a convalidare il proclama di Mascaro sul fatto che “ha deciso lui e va ringraziato”
Gianni Speranza, già sindaco di Lamezia Terme