Stretta su Superbonus, Ance: “Rischio bomba sociale ed economica”
6 min di letturaDa governo stop sconto in fattura e cessione crediti. Brancaccio: “Circa 20mila imprese a rischio fallimento”
Stretta del governo sui bonus edilizi. Il governo ha infatti deciso che non sarà più possibile ricorrere ai crediti di imposta relativi agli incentivi fiscali per gli enti territoriali. A partire da quelli per il Superbonus 110%. Una decisione che, secondo l’Ance, rischia di far scoppiare una bomba sociale ed economica.
”Il grande allarme non è di oggi o di ieri, ma è qualche mese che noi lanciamo gridi d’allarme sul problema dei crediti incagliati e quindi di tutto quello che in corso, che mettono a rischio fallimento imprese e creano molti problemi alle famiglie”.
A sottolinearlo il presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, in occasione della trasmissione di La7 ‘Cofee ‘Break’.
“Il decreto di ieri sera, più veloce della storia, portato in Consiglio dei ministri alle ore 16 e approvato alle 19 e già pubblicato, è l’ennesimo cambio in corsa di regole, ma blocca il futuro e fin qui non possiamo dire che non ce lo aspettavamo, sapevamo che andavano riscritte le regole, per il futuro, ma impedisce alle Regioni che si stavano muovendo per dare un aiuto alle imprese e alle famiglie che non riuscivano a monetizzare i crediti. Blocca l’attività delle Regioni per l’acquisto di questi crediti e non dà una soluzione”, sottolinea.
”Ora se le Regioni erano arrivate a decidere di risolvere il problema è perché non si stava risolvendo a livello di governo – aggiunge Brancaccio – a livello centrale. Noi chiediamo l’apertura del ministro Giorgetti, che ha detto in conferenza stampa ci incontrerà immediatamente, già lunedì. E’ una apertura assolutamente necessaria altrimenti veramente scoppia una bomba sociale ed economica. Vedremo gli spazi che si aprono, ma vogliamo intervenire sugli interventi in corso. Per il futuro andrà fatta una riforma strutturale e di lungo periodo del settore degli incentivi fiscali in edilizia. L’emergenza è non far fallire le imprese, circa 20mila sono a rischio fallimento. Questo significa disoccupazione e lavori lasciati a metà. Quindi un boomerang sui privati, sui condomini, ma fondamentalmente è la fiducia tra il cittadino e lo Stato e il governo che da troppi anni sta venendo meno”.
Il decreto
Secondo il decreto approvato dal Consiglio dei ministri, sono state abrogate le norme che prevedevano la possibilità di cedere i crediti relativi alle spese per gli interventi di riqualificazione energetica e di interventi di ristrutturazione importante di primo livello (prestazione energetica) per le parti comuni degli edifici condominiali, con un importo dei lavori pari o superiore a 200.000 euro; spese per interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3, mediante demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile. Si introduce anche il divieto, per le pubbliche amministrazioni, di essere cessionarie di crediti d’imposta relativi agli incentivi fiscali maturati con tali tipologie di intervento.
Il testo interviene, spiega la nota diffusa al termine del Cdm, per modificare la disciplina riguardante la cessione dei crediti d’imposta relativi a spese per gli interventi in materia di recupero patrimonio edilizio, efficienza energetica e ‘superbonus 110%’, misure antisismiche, facciate, impianti fotovoltaici, colonnine di ricarica e barriere architettoniche. L’oggetto dell’intervento non è il bonus, spiega la nota, bensì la cessione del relativo credito, che ha potenzialità negative sull’incremento del debito pubblico. Dall’entrata in vigore del decreto, con l’eccezione di specifiche deroghe per le operazioni già in corso, non sarà più possibile per i soggetti che effettuano tali spese optare per il cosiddetto ‘sconto in fattura’ né per la cessione del credito d’imposta. Inoltre, non sarà più consentita la prima cessione dei crediti d’imposta relativi a specifiche categorie di spese; resta invece inalterata la possibilità della detrazione degli importi corrispondenti.
Tajani
Non è stato bloccato il Superbonus, ma i crediti. E questo è stato deciso ”per tutelare il bilancio dello Stato”. Così il vice premier e ministro degli Esteri Antonio Tajani intervenendo a Radio anch’io. ”Il governo Conte non ha posto controlli e limiti, non ha pianificato l’utilizzo di questo sistema e oggi ci troviamo ad avere molti miliardi che rischiano di diventare debito pubblico. Ma non si possono far comprare i crediti agli enti pubblici, alle regioni, ai comuni, perché questo significa gravare il debito pubblico”, ha spiegato Tajani. Quindi ”per tutelare il bilancio dello Stato si è deciso di bloccare i crediti”.
Calenda
“La scelta del Governo di chiudere il bonus 110% è totalmente condivisibile. È un provvedimento che ha generato uno spreco di risorse mai visto nella recente storia repubblicana. Un provvedimento iniquo e che ha drogato il mercato. Brava @GiorgiaMeloni”. Lo scrive su Twitter Carlo Calenda.
Giorgetti
“Abbiamo deciso di porre divieto alle amministrazioni locali e regioni di procedere a questi sconti – ha spiegato il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – perché avrebbero un impatto diretto sul debito pubblico, nonché, soltanto per i futuri progetti presentati da domani, la possibilità di accedere a credito d’imposta lo sconto mentre rimarranno pienamente in vigore tutte le forme di bonus però solo nella forma di detrazione d’imposta”.
“Nei prossimi giorni ci saranno incontri con le categorie per vedere di trovare tutte le forme possibili affinché si riesca a sgonfiare questo fenomeno che è frutto di una politica poco avveduta”, ha quindi sottolineato Giorgetti aggiungendo: “Abbiamo chiarito per legge i confini della responsabilità solidale da parte dei cessionari dei crediti d’imposta. Questo risponde all’obiettivo di eliminare incertezze, dubbi e riserve che hanno fatto sì che tanti intermediari finanziari, in parte le banche, evitassero da qualche mese di assorbire e quindi scontare i crediti d’imposta”.
“Con grande responsabilità ed avendo ben in testa la necessità di fare tutto ciò che possibile soprattutto nei confronti della categoria delle imprese edili che si trovano in questo momento a vivere una difficoltà finanziaria rispetto a questa possibilità di scontare i crediti maturati nel 2021 e nel 2022 in questa prima fase del 2023”, ha affermato il ministro dell’Economia per il quale questa “è una misura di impatto che si rende necessaria per bloccare effetti di una politica scellerata utilizzata anche in campagna elettorale che ha posto in carico a ciascun italiano dalla culla in poi 2mila euro a testa”. Un dl che “ha un duplice obiettivo: cercare di risolvere il problema che riguarda la categoria delle imprese edili per l’enorme massa di crediti fiscali incagliati e mettere in sicurezza i conti pubblici”.
Sul superbonus “il governo intende aprire da subito un’interlocuzione con le associazioni di categoria, vi anticipo che nel tardo pomeriggio di lunedì li incontreremo a P.Chigi per ricevere i loro contributi”, ha ribadito dal canto suo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, nella conferenza stampa seguita al Cdm. E ha assicurato che sul dl approvato “ci sarà sicuramente un confronto parlamentare, anche con l’audizione delle associazioni di categorie”, ma il governo, ha spiegato, intende incontrarle subito “per ricevere contributi propositivi su interventi che avevano ragione di necessità ed estrema urgenza”.