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Studenti della 5A Francica “Ardito-Don Bosco” fanno visita al mulino delle fate

3 min di lettura

La parte finale del nostro anno scolastico è un periodo da non dimenticare

Nel magico bosco delle fate, abbiamo visitato uno splendido mulino restaurato, rispettando la natura, da un giovane ingegnere lametino che vive in Svizzera con la sua famiglia ed è tornato a Lamezia Terme per amore verso la sua città.

Proprio così, ha dichiarato l’ingegnere Fabio Aiello, parlando della lunga attività di ristrutturazione del vecchio mulino con la moglie Anna (che è anche lei ingegnere in Svizzera).

“È stato un atto di amore disinteressato verso la mia terra di origine, un modo per consegnare una parte della nostra storia alle future generazioni”.

Il mulino si trova nella vecchia zona Nord di Nicastro, vicino ai resti del Castello Normanno Svevo, sulle sponde boschive del fiume Canne. L’ingegnere ha raccontato che tutto è nato da un sogno a cui ha voluto dare consistenza. Un amico ambientalista, Francesco Bevilacqua, conoscitore del luogo, aveva permesso a lui e alla moglie di vedere con l’immaginazione quelle che sembravano solo macerie, ma che in realtà erano delle rovine capaci di parlare.

Figura 1:rovine del vecchio mulino delle fate;
Figura 1:rovine del vecchio mulino delle fate;

Dal racconto di Bevilacqua nacque un disegno che rappresentava l’immagine del mulino nel suo vecchio splendore, con la ruota che gira e il recinto con gli asini.

Figura 2: Il mulino delle fate;
Figura 2: Il mulino delle fate;

Oggi il mulino è stato ricostruito e i bambini sono accolti all’ingresso dalla Fata Gelsomina, che cura il bosco insieme alle altre fate e che è rappresentata da una statua bellissima e colorata seduta accanto alla vasca del mulino.

Figura 3:Statua della Fata Gelsomina;
Figura 3:Statua della Fata Gelsomina;

La leggenda narra, infatti, che la piccola Gelsomina, abbandonata dai genitori sulle sponde del fiume, era stata cresciuta dalle fate, per poi sposare il figlio del principe Carlo D’Aquino. Il marito, dopo le nozze, la rinchiuse per gelosia e lei chiese di nuovo l’aiuto delle fate. Così, per ricambiare l’amore che le era stato donato dalle fate, dimostrò grande generosità verso gli abitanti del luogo, chiedendo che il mulino producesse farina per tutti, senza che nessuno macinasse il grano. A lei è stata dedicata una poesia, scritta dal Professore Francesco Polopoli.

La fata Gelsomina è particolarmente cara alle donne, perché è il simbolo di tutte le donne vittime di violenza domestica che, ancora oggi, vivono in ogni parte del mondo subendo violenze fisiche e psicologiche che dobbiamo cercare di combattere sempre e dovunque.

Un posto da fiaba, una storia da fiaba che però è sempre attuale e ci aiuta a riflettere sull’importanza dell’ambiente, del rispetto della natura, del rispetto degli uomini, delle donne e di tutte le creature.

Figura 4: Segnaletica presente al mulino delle fate;
Figura 4: Segnaletica presente al mulino delle fate;

“All’antico mulino delle fate puoi ascoltare il suono dell’ecosostenibilità.

Ad ogni giro di ruota senti il suono del campanello, semplicemente per ricordarci che in questo intervallo di tempo:

·       si producono 6.5 gr di farina sana e buona; si evitano emissioni atmosferiche tossiche di anidride carbonica (CO2), pari a 5.7 gr per il quale assorbimento sarebbe necessario l’intervento di 11 alberi.

Il suono del piccolo campanello merita una profonda riflessione… “

I ragazzi della 5A Francica

I.C. Ardito Don Bosco

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