Studenti Perri-Pitagora in tribunale con Ciak processo simulato
3 min di letturaLa storia di una ragazza minorenne, Gaia, fotografata in atteggiamenti compromettenti durante una serata con alcuni coetanei, scatti subito diffusi tramite whatsapp, social network utilizzati come strumenti di minaccia e denigrazione.
Dinamiche sempre più frequenti tra gli adolescenti di oggi, quelle al centro del processo simulato nell’aula Garofalo del tribunale di Lamezia Terme dagli studenti della classe II D della scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo “Perri – Pitagora”.
A rivestire i ruoli di accusati, vittime, giudici, avvocati e delle varie figure del dibattimento i ventisettte studenti che, dopo un’accurata formazione svolta nei mesi scorsi da parte del giudice onorario Maria Mirabelli e dell’avvocato Maria Di Terlizzi, hanno interpretato i diversi ruoli e le diverse fasi del processo, entrando nel vivo delle dinamiche del cyberbullismo, ponendosi di fronte alle conseguenze penali per chi commette i reati e ai risvolti psicologici, sociali ed esistenziali di un fenomeno in preoccupante crescita tra gli adolescenti e i giovani.
Ad accogliere gli studenti, accompagnati dalla dirigente Teresa Bevilacqua e dalle docenti Mariella Gigliotti e Annina Grande, il giudice Carlo Fontanazza del Tribunale di Lamezia Terme. “Non è una semplice recitazione – hanno sottolineato il giudice Mirabelli e l’avvocato Di Terlizzi agli studenti – ma l’esito di un iter formativo che ha riguardato sia i docenti che gli studenti, focalizzando bullismo e cyberbullismo non solo nelle loro implicazioni penali e processuali ma anzitutto come fenomeni da contrastare e prevenire nella vita di ogni giorno”.
Per il secondo anno consecutivo, l’istituto comprensivo “Perri-Pitagora” aderisce al progetto “Ciak… un processo simulato per evitare un vero processo”, un percorso di educazione e sensibilizzazione alla legalità ideato e organizzato dal Tribunale per i minorenni di Catanzaro, con la collaborazione dell’Ufficio Scolastico Regionale, promosso dal Centro Calabrese di Solidarietà e finanziato dal Ministero della Giustizia – dipartimento giustizia minorile e di comunità centro giustizia minorile per la Calabria, dall’Associazione Nazionale Magistrati (Sezione Calabria), dalla Regione Calabria, dal Garante dei diritti dell’infanzia e adolescenza della Regione e dalla fondazione Carical.
L’anno scorso l’istituto lametino ha ottenuto un riconoscimento al termine dello svolgimento dell’attività.
Per la dirigente Teresa Bevilacqua “il processo simulato si inserisce nell’ambito di una più ampia programmazione prevista dal piano dell’offerta formativa dell’istituto per far raggiungere agli studenti traguardi di cittadinanza e di rispetto. Attraverso attività in classe, incontri con figure delle Forze dell’Ordine, dell’avvocatura e della magistratura, siamo impegnati a formare i nostri studenti a una cultura del rispetto dell’altro e del rispetto delle regole, ad un utilizzo sano dei moderni strumenti di comunicazione, condizioni fondamentali per prevenire fenomeni come il bullismo e il cyberbullismo che, come dalla vicenda simulata dai nostri studenti, sono l’esito di una libertà svincolata dalla responsabilità e dal rispetto. Come scuola sentiamo il dovere non solo di trasmettere nozioni, ma di attivare percorsi di cittadinanza responsabile per i nostri studenti”.