Studenti del Rambaldi premiati per il concorso “Cultura e legalità”
4 min di letturaGli studenti del Polo Rambaldi di Lamezia Terme protagonisti del concorso “Cultura e legalità”, organizzato dalla Commissione speciale contro il fenomeno della ‘ndrangheta del Consiglio Regionale della Calabria, che ha premiato gli elaborati di tre studenti dell’istituto superiore lametino con tre borse di studio messe a disposizione dal consiglio regionale
La premiazione si è svolta alla vigilia della Giornata della memoria delle vittime innocenti di mafia, nella sala Scarselletti, nell’ambito di una mattinata che per la dirigente Anna Primavera vuole avere il valore non solo di una premiazione, ma di una riflessione collettiva che coinvolga tutti coloro che si impegnano nel contrasto alla legalità e al malaffare: le istituzioni, le associazioni, chi ha pagato in prima persona il contrasto alle mafie.
Punto fermo, per la dirigente Primavera, è il tema della libertà che ha un valore troppo grande per essere compromesso e svilito dall’illegalità e dalla corruzione ‘‘I nostri territori hanno pagato un prezzo altissimo alla ‘ndrangheta, sul piano dello sviluppo economico, dei diritti, delle libertà. Come scuola, sentiamo nostra la missione non solo di trasmettere competenze spendibili nel mercato del lavoro, ma gli strumenti per permettere ai nostri ragazzi di scegliere cosa è giusto e cosa non lo è, per aiutarli ad essere cittadini liberi. E si è liberi solo se si è onesti e consapevoli”.
Una mattinata segnata da testimonianze di forte impatto come quella di Maria Teresa Morano, architetto, imprenditrice e componente di primo piano della fondazione “Trame”, che organizza ogni anno a Lamezia Terme il Festival dei Libri sulle mafie. A inizi anni ’90, la famiglia di Maria Teresa, a Cittanova, è stata la prima realtà imprenditoriale a denunciare in tribunale l’agguerrito clan dei Facchineri, che teneva sotto scacco l’intera comunità con il pizzo e la violenza. Alla famiglia Morano, si sono uniti altri undici imprenditori, che hanno denunciato e dato vita alla prima associazione antiracket in Calabria. “E’ stata una scelta di libertà – ha spiegato la Morano agli studenti – che non si è fermata con la denuncia, ma è andata avanti attraverso l’attività di sensibilizzazione nelle scuole, coordinandoci con gli altri imprenditori, rompendo il muro del silenzio. Quella scelta di libertà ha consentito alle nostre aziende di crescere: nella sola mia azienda, siamo passati da 5 ad oltre 20 dipendenti, ragazzi come voi che lavorano. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza quella scelta”.
Toccante la testimonianza di Marina Ferlaino, nipote del giudice Francesco Ferlaino, ucciso dalla ‘ndrangheta sotto la propria abitazione nell’estate del 1975. “Sono passati quasi cinquant’anni, ma resta un vuoto incolmabile, per noi familiari e per tutta la comunità”, ha detto la nipote Marina ricordando il lungo silenzio calato su quell’omicidio e un atteggiamento generale di dimenticanza. ‘’Solo dopo tanti anni il Comune di Lamezia ha intitolato una strada a mio nonno e, grazie a una scuola e alla fondazione Trame, una targa in suo ricordo è stata posizionata in città. Ancora oggi non si conoscono i mandanti dell’omicidio di mio nonno e, forse, ormai non ci interessa neanche più saperlo. Ciò che ricordo di lui e voglio trasmettere a voi è soprattutto il suo amore per lo studio. Lo diceva a noi, suoi nipoti, e oggi voglio dirlo a voi: studiate, studiate per essere liberi”.
“Il peso della corruzione e dell’illegalità ricade su tutti noi. Basti pensare alle lungaggini per realizzare i lavori pubblici o per qualsiasi altro servizio pubblico”, ha affermato il consigliere regionale Pietro Raso, complimentandosi con la comunità scolastica del “Rambaldi” per aver risposto tempestivamente all’iniziativa del consiglio regionale e ricordando la strada intitolata al giudice Ferlaino nel comune di Gizzeria sotto la sua amministrazione. Sulla stessa linea Giuseppe Gelardi, presidente della Commissione speciale contro il fenomeno della ‘ndrangheta del Consiglio Regionale della Calabria, che ha definito la scuola “un presidio di legalità insostituibile”, richiamando le parole di Gesualdo Bufalino “la mafia sarà vinta da un esercito di maestre elementari, frase che noi possiamo estendere a tutti i docenti e a tutti coloro che sono in prima linea per formare le nuove generazioni”.
In chiusura, la dirigente ricorda tre parole che hanno fatto da filo conduttore della giornata: la memoria, lo studio e la libertà. La memoria senza la quale non esisteremmo, quella personale e quella collettiva. Lo studio e la conoscenza, presupposti indispensabili per essere individui dotati di senso critico e pertanto, liberi.
Gli elaborati degli studenti, scritti partendo dalla frase di Corrado Alvaro “La disperazione più grave che possa impadronirsi d’una società è il dubbio che vivere rettamente sia inutile”, sono stati valutati da una commissione composta dalle docenti Mete, Pisano e Zaffina.
Il primo premio è andato a Melissa Sacco, il secondo premio ad Alessandro Mastroianni, il terzo a Francesco Grandinetti.