Gli Studia humanitatis di Franco Costabile
3 min read«Con questo cuore troppo cantastorie
dicevi ponendo una rosa nel bicchiere
e la rosa s’è spenta poco a poco
come il tuo cuore, si è spenta per cantare
una storia tragica per sempre»
(Giuseppe Ungaretti)
Sui passi di chi ritrova nella polvere antica le scintille dell’eterna bellezza e di chi ama le lettere morte di un vivente amore (J. Burckardt), si colloca questo modestissima traduzione che, proponendo un testo conosciutissimo del poeta del rione Miraglia, lavatis pannis in Tiberi, intende riportarlo, sia pur grossolanamente, agli studi classici della sua formazione.
C’è da dire, difatti, che dopo la maturità classica conseguita nella vicina Nicastro, il nostro autore lametino si iscrisse alla Facoltà di Lettere, dapprima a Messina e poi – dal 1946 – a Roma, dove si laureò con una tesi in paleografia (è di questo periodo il sodalizio con Giuseppe Ungaretti, suo professore di Letteratura Contemporanea: in Costabile, Ungaretti rivide il figlio perduto in Brasile; in Ungaretti il poeta sambiasino trovò, invece, l’assente figura paterna).
Nel 1989 Giorgio Caproni dedicò al poeta calabrese una poesia, poi confluita nella raccolta postuma Res amissa, rigorosamente classicheggiante: non poteva essere diversamente!
……
(Osservazione preliminare: nel testo originale colpisce la forma ellittica. La Calabria, attraverso questo espediente retorico, non ha ed è ap-pena sottovoce: sembra essere liricamente affermato, come bel Verbo senza ausiliari. Lungo questo binario si muove questa mia riscrittura, fedele, almeno spero, ai versi de “La Rosa nel bicchiere”).
Rosa in poculo
Pastor,
harmonium
tua itinera.
Brutium:
aspersum pulvere
plenumque rubis.
Quotidie mane
ova
canistra tua.
Brutium:
gallinae
sub lecto.
Nigra palliola
(mala) tempora matutina
tuorum Emigrantum.
Brutium:
panis caepaque.
Epistula
ab America:
tuus tabellarius.
Brutium:
dollara obsignata
occlusaque.
Asciae fulgor
prima lux
tuarum silvarum.
Brutium:
abietum Abbatia.
Rixa
tuum ferum Brutium,
rubrae uvae
et cultrorum.
Ultio
tuus honos.
Brutium
nocte sublustri:
tubi focilium.
Vinum
et coturnices:
dies festus
tuis dominis.
Brutium:
laetitia
Gentis Borboniae.
Plostella
Missa*
ad Maria:
tuae carae aestates.
Brutium:
capellae in hora.
Alluvies**
et vigiliae:
tui autumni.
Brutium:
vallum patientiae***.
Gemitus
luporum:
tui hiemes.
Brutium:
familia
circum foculum.
Franciscus Paolanus
tuus sol.
Brutium:
domus semper aperta.
Aureum malum
tuum cor,
sucus aurorae.
Brutium:
Rosa in poculo.
*E’ Quasi un rituale di preghiera in assoluta compostezza. Non a caso ho scelto forme foneticamente affini a Messa e a Maria.
**Già, ora come allora, gli alluvioni denunciati per “quel cascume pendulo sul mare” (Giustino Fortunato), che è la nostra regione.
***Intellegendo quoque “Vallem lacrimarum”! Della serie, Salve Regina…e continuando laicamente…Salve Brutium meum!
Motivazione traducente: tra le tante auto in circolazione la Macchina nel tempo è meno inquinante, direi! Il Latinorum è e continua ad essere ecologico in mezzo a tanto trash.
Messaggio contenutistico da me costruito per declinazioni della lingua ciceroniana: Rosa Brutii civis gelu spei (Una rosa di un cittadino della Calabria: speranza gelata)
Rosa: I d.; Brutium: II d.; civis: III d.; gelu: IV d.; spes: V d.
Cinque sostantivi flessi per una situazione immobilizzata da tempi lontani, sia pure tra le tinte nostalgiche di una mesta bellezza.
Prof. Francesco Polopoli