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Sulità, santità…

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Sulità, santità…

Potremmo riassumerla, attraverso il nostro particolarissimo volgarizzamento, con la massima «o beata solitudo o sola beatitudo», ovvero «beata solitudine, sola beatitudine»

A proposito le espressioni latine succitate sono erroneamente attribuite a Seneca o a San Bernardo da Chiaravalle, benché le web-citazioni le assegnino ora all’uno ed ora all’altro: che ci possiamo fare, c’est la vie!

La si ritroverebbe invece in un autore minore del XVI secolo, Corneille Muys (latinizzato Musius), nato a Delfi nel 1503 e morto a Leida nel 1572. In effetti, i versi sembrano occupare un volume di poesiole intitolato “Solitudo, sive vita solitaria laudata, et alia poemata” [Solitudine, ovvero lode della vita solitaria, e altre poesie], Anversa 1566.

«O beata solitudo
O sola beatitudo
Piis secessicolis!
Quam beati candidati
Qui ad te volant alati
Porro ab mundicolis!»

Traduzione

«O beata solitudine
o sola beatitudine
per chi ama il pio monachesimo!
Come sono beati gli eletti
che con le loro ali volano da te,
lontano dalle persone mondane!»

 

Ad ogni modo essere «sulagni» non è buona cosa: purtuttavia un romitaggio ricercato è una prima pacificazione con lo spirito randagio, ameno o tutt’al più credo, fate voi!

Prof. Francesco Polopoli

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