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Talerico: politica riconsideri proprio ruolo fondamentale per la lotta alla criminalità

4 min di lettura
antonello talerico

Se vogliamo cambiare la Calabria, dobbiamo cambiare le modalità di intervento a tutela delle vittime e, per fare questo dobbiamo cambiare mentalità e cultura

Comunicato Stampa

Oggi si celebra il “Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice”(introdotta con la Legge 4 maggio 2007, n.56).

Quarantacinque anni fa, il 9 maggio 1978 a Roma, in via Caetani, venne ritrovato il corpo di Aldo Moro, politico italiano della Democrazia cristiana, più volte presidente del Consiglio, sequestrato e poi ucciso dai terroristi delle Brigate rosse.

Ma il 9 maggio 1978 venne ucciso anche Peppino Impastato, un simbolo della lotta alla mafia.

Questa mattina in Commissione regionale contro il fenomeno della ndrangheta abbiamo proseguito con i lavori per la discussione e la definizione dei Piano Speciale sulla Legalità, sull’antiracket e antiusura.

A tal proposito si è proceduto alle prime audizioni di alcuni rappresentanti delle associazioni antiracket (ACIPAC, APICA ONLUS, SOS IMPRESA, UNIA, ALA e l’Ass. “Lucio Ferrami”), ed altre ancora verranno invitate nei prossimi giorni, per completare il quadro complessivo e l’istruttoria del PSL.

Le testimonianze riportate dalle varie associazioni e di talune vittime dei fenomeni criminosi, hanno fatto emergere comunque la sussistenza di un quadro ancora allarmante nel territorio calabrese, ove spesso gli imprenditori percepiscono piuttosto il senso di abbandono da parte dello Stato e delle Istituzioni, rimanendo da soli nella lotta contro un sistema che non è solo quello del fenomeno mafioso o dell’usura.

E’ la percezione di un senso di impotenza e di frustrazione rispetto ad una escalation di eventi difficili da contrastare senza risorse finanziarie e senza un supporto concreto da parte delle Istituzioni, che spesso o non arrivano o arrivano troppo tardi a sostegno della richiesta di aiuto.

Purtroppo, le vittime di questi fenomeni criminosi sono ancora tante e l’indifferenza della società ancora troppo diffusa.

Ecco perché la Politica deve riconsiderare il proprio ruolo fondamentale per la lotta ai fenomeni criminosi, attraverso innanzitutto la prevenzione, con il coinvolgimento delle Forse dell’Ordine e delle Procure della Repubblica.

Ma la lotta al fenomeno del racket e dell’usura deve prevedere da un lato azioni e misure repressive nei confronti di coloro che gestiscono le attività illegali e dall’altro il sostegno delle istituzioni e delle leggi dello Stato alle vittime.

Accanto alle istituzioni è ammirevole – ma non sufficiente – il lavoro delle associazioni del terzo settore che sono impegnate in progetti di accompagnamento a coloro che si ribellano.

Non hanno avuto un grande impatto tutte quelle norme che hanno inasprito le pene per gli usurai, prevedendo anche il sequestro e la confisca dei beni, con ciò dimostrandosi l’importanza della prevenzione, partendo dalle scuole, dall’educazione alla legalità della società.

La minaccia e l’intimidazione per spaventare l’operatore economico strozzano sempre più i singoli operatori, che spesso non denunciano per paura di subire azioni ancora più gravi, ovvero per paura di dover sconvolgere, poi, la propria vita personale, familiare ed imprenditoriale, per difendersi dalle ritorsioni o dalla vendetta.

Lo Stato ha individuato alcune soluzioni, sostenendo – in parte – chi decide di opporsi al racket.

Il Parlamento ha adottato una serie di norme basate sul principio del risarcimento per tutti coloro che abbiano subito danni a causa di attività estorsive, per aver deciso di collaborare con le istituzioni per combattere il racket o di smettere di pagare il ‘pizzo’.

Primo strumento per l’attuazione di tale principio, l’istituzione del Fondo di solidarietà per le vittime del racket (poi unificato con quello per le vittime dell’usura), grazie al quale chi ha subito, per essersi opposto agli estorsori, danni alla persona o alla propria impresa può ricevere, a titolo di risarcimento, un’elargizione che gli consenta di riprendere l’attività.
Ma è ancora troppo poco ed esiguo, dobbiamo fare di più.

Occorre piuttosto valorizzare ed incentivare la rete di sostegno sul territorio, partendo dalle Prefetture, ove è presente un referente, pronto a fornire informazioni e a dare un valido sostegno nella preparazione della domanda per accedere al Fondo di solidarietà.

La legge prevede che le associazioni e organizzazioni di assistenza alle vittime del racket siano iscritte in un apposito elenco tenuto dalla prefettura della provincia in cui operano.

Alla politica rimangono ancora tante responsabilità, se vogliamo cambiare la Calabria, dobbiamo cambiare le modalità di intervento a tutela delle vittime e, per fare questo dobbiamo cambiare mentalità e cultura.

Tutte le associazioni antiusura e/o anti racket che vorranno partecipare (la Prefettura di Crotone, Cosenza e Vibo Valentia non hanno ancora inoltrato l’elenco delle associazioni di riferimento da poter contattare) ai lavori della commissione regionale contro il fenomeno della ndrangheta, della illegalità potranno comunicarlo utilizzando i recapiti della Regione Calabria, ovvero anche a mezzo email a: antonello.talerico@consrc.it.

Antonello Talerico
Consigliere Regionale
Componente Commissione consiliare contro il fenomeno della Ndrangheta

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