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Tamponi in Calabria. La denuncia di una fuori sede

4 min di lettura
stazione di Lamezia Terme Centrale

All’alba della riapertura della regione, non si arrestano le polemiche sui tamponi da parte di chi chiede più chiarezza sui dati e chi manifesta perplessità sui tempi di restituzione dei risultati. A questo si aggiunge un’altra spinosa questione, quella dei fuori sede

L’ordinanza numero 38 del 30 aprile scorso ha finalmente riaperto le porte ai fuori sede con residenza in Calabria, dopo settimane con i confini blindati.

E così, superate le ondate iniziali che hanno dato vita ad un vero e proprio esodo verso il sud, più o meno nel rispetto delle norme, la “seconda Calabria”, quella che vive e lavora al nord, ha potuto nuovamente far ritorno a casa, con non poche “difficoltà” burocratiche: prenotazioni in anticipo sul sito della regione (almeno 48 ore), autocertificazioni, tamponi, isolamento domiciliare.

Decreti e nuove misure in merito ai rientri si sono succedute velocemente, cambiando anche a distanza di pochi giorni le procedure da seguire. E oggi non esiste più l’obbligatorietà dei tamponi per chi torna. Certo, i dati sono incoraggianti e fanno ben sperare, ma la scelta, concordata tra Regione e Prefetture, non è condivisa da tutti.

C’è tuttavia un’altra questione che merita attenzione. I numeri quotidianamente forniti dalla Protezione Civile Nazionale regione per regione, riferiscono ovviamente anche in merito ai tamponi eseguiti sui rientrati.

Eppure, c’è qualcosa di poco chiaro che si frappone tra i numeri ufficiali, le procedure e i riscontri dei diretti interessati. E’ quanto denunciano i fuori sede tornati negli ultimi giorni in Calabria.

Ce lo racconta telefonicamente una di loro, S.P. di 25 anni, con un lavoro a Rimini e la residenza a Lamezia Terme.

Sono partita martedì 12 da Rimini in treno, cambiando a Bologna e Roma. Mi avevano spiegato che una volta arrivata in stazione mi avrebbero fatto un tampone, il cui risultato sarebbe arrivato per e-mail entro 48 ore, e sarei dovuta restare in isolamento per otto giorni (e non quattordici) trascorsi i quali, sarei stata sottoposta a domicilio ad un secondo tampone. Se anche il secondo fosse risultato negativo, avrei terminato la mia quarantena.

Su carta era così.

Viaggiavamo in 35, arrivati in stazione abbiamo dovuto superare tre step: il primo con la polizia, a cui abbiamo consegnato l’autocertificazione (ne ho compilata una in ogni stazione in cui sono scesa), la registrazione al sito della regione e il documento d’identità; il secondo con il personale sanitario al quale abbiamo consegnato la tessera sanitaria, e che ci ha dato una boccetta con il reagente da consegnare al terzo step, dove c’era una persona preposta a fare i tamponi.

Il tutto è durato un’ora circa. Una perdita di tempo e lavoro per tutti, visto che il risultato non è mai arrivato.

Mi domando chi siano i positivi che hanno trovato. Ho parlato anche con altre persone scese in Calabria: siamo tutti nella stessa situazione! Se avessi saputo che le cose erano gestite così, avrei stretto i denti ancora e non sarei tornata.

Ho chiamato il dipartimento di prevenzione per il Covid dell’Asp di Lamezia Terme e il numero verde della regione Calabria, ma nessuno ha traccia di questi tamponi.

Non avendo un referto medico, non posso uscire di casa prima di quattordici giorni, altrimenti rischio una multa.

Qualcuno dice che richiamino soltanto i positivi, ma mi sembra assurdo. E’ una pena restare confinata in casa senza sapere nulla. A Rimini ho lavorato fino a fine aprile e mi muovevo con i mezzi, la preoccupazione c’è, è stata una delle città più colpite. Avrei scelto di fare il tampone anche se non fosse stato obbligatorio, ora però mi chiedo che senso abbia avuto.

Perchè ci lasciate venire in Calabria se non siete pronti? Perchè chi scende oggi invece non deve fare la quarantena? Perchè sprecare inutilmente materiale sanitario? Che senso ha tutto questo? – si chiede con amarezza e nessuna voglia di rassegnarsi all’attesa vana cui è costretta.

Si farà finalmente luce sulla questione facendo definitivamente chiarezza sui dati effettivi dei positivi presenti nella nostra regione?

Maria Francesca Gentile

 

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