Tansi: Tallini rinviato a giudizio per avermi diffamato. Atto di Giustizia e Verità
4 min di lettura“Un’informazione che ho avuto dall’avvocato Nicola Mondelli, da cui sono assistito e al quale rivolgo come sempre un sentito ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in difesa delle prerogative di cittadino e professionista a me a un certo punto negate in seguito a una manovra di…palazzo.”
“La Giustizia con la G maiuscola esiste. Certo, spesso è una macchina lenta, ma quando si mette in moto arriva ovunque, riuscendo anche a far coincidere la verità storica con quella processuale. Una circostanza, quest’ultima, che non è affatto scontata. Ma detto ciò, seppur in virtù del lasso di tempo relativamente breve ancora trascorso dal verificarsi dei fatti non si sia ancora di fronte a una definitiva sentenza di condanna, comunico la notizia del decreto di rinvio a giudizio emesso nei confronti dell’ormai ex presidente del consiglio regionale Domenico Tallini, detto Mimmo dagli amici, di cui sono peraltro arcinote le recenti disavventure giudiziarie, per alcune dichiarazioni fortemente lesive della mia reputazione, personale e professionale, e non solo. Un’informazione che ho avuto dall’avvocato Nicola Mondelli, da cui sono assistito e al quale rivolgo come sempre un sentito ringraziamento per il prezioso lavoro svolto in difesa delle prerogative di cittadino e professionista a me a un certo punto negate in seguito a una manovra di…palazzo.
Tallini, che ricordo, è il responsabile del mio allontanamento dalla Protezione Civile calabrese. Un siluramento in piena regola, possibile grazie all’escamotage di un procedimento disciplinare avviato contro di me dallo stesso Tallini per alcuni giudizi espressi, guarda tu il caso, proprio su di lui peraltro nell’esercizio di un libero diritto di critica per giunta esercitato in risposta a chi ogni giorno sparava a zero sul sottoscritto in maniera strumentale e indiscriminata. Ma io ero uno che agli occhi di determinati soggetti, abituati a ben altro, si era macchiato della colpa più grave ascrivibile a un dirigente pubblico. Avevo cioè operato con scrupolo e coscienza, senza guardare in faccia ad alcuno, dando quindi parecchio fastidio. In modo particolare a qualche dipendente fannullone e superprivilegiato, per fortuna facente parte di una sparuta minoranza, che si sentiva al di sopra di tutto e tutti vantando coperture in alto. Molto in alto.
Adesso, però, è acqua passata e a me spetta soltanto il compito di far emergere la verità. Nessuno spirito di rivalsa, dunque. Bensì il desiderio di veder riconosciuto il mio diritto a non essere infangato, in particolare come quando Tallini, anche per questo rinviato a giudizio, tentò addirittura di addebitarmi le morti per gli alluvioni di Civita e Lamezia, presuntivamente dovute alla mia imperizia alla guida della Prociv, mi apostrofò con termini pesantissimi in diretta tv e giunse al punto di diffondere materiale posticcio e ‘fabbricato ad arte’ per farmi apparire come una persona poco seria e credibile. Comportamenti di una gravità inaudita, che a mio avviso avranno un sicuro e inequivocabile sbocco giudiziario. Un esempio per quanti hanno cercato di infangarmi e screditarmi, sulla sua scia o su iniziativa personale, nei confronti dei quali ho avviato altrettante denunce sia in sede Penale che Civile. Ma anche un monito per quanti credevano illusoriamente di poter fermare o almeno intralciare il percorso da me intrapreso, votato al cambiamento di questa nostra Terra bellissima ma ritenuta da alcuni “disgraziata” e senza speranze. Che io invece reputo convintamente nient’affatto disgraziata. Anzi, direi fortunatissima perchè ricca di immense risorse storiche, paesaggistiche e naturalistiche, di un’accecante bellezza ma purtroppo completamente inespresse. La Calabria la vedo insomma come un’aquila reale che non ha mai potuto spiccare il volo solo perché in mano a un manipolo di delinquenti. Un Tesoro che, insieme ai miei tantissimi conterranei con ne condividiamo l’amore viscerale, voglio portare finalmente al decollo, attraverso un processo di liberazione da una cappa mafiosa spesso non esclusivamente connessa alla pervasiva presenza della ‘ndrangheta. Che senza l’appoggio di pezzi, anche importanti, della cosiddetta società civile sarebbe destinata a una sicura sconfitta”.