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Tentava di sedare la lite, per questo è stato ucciso Luigi Berlingieri

3 min di lettura

Ucciso a colpi di fucile perché voleva calmare gli animi

LAMEZIA. Succede a Lamezia. Succede nella nostra città. Succede che un quad dia legittimamente fastidio e che il rombo di quel motore generi una rissa. Una baruffa non da poco, probabilmente con spintoni, pugni e calci. Mentre al centro di questa palla di fuoco fatto di incomprensioni, grida e prevaricazioni impazza il putiferio, capita che un uomo esca dalla propria abitazione apparentemente con fare pacifico. La sua intenzione è quella di sedare gli animi, di portare quiete lì dove la tempesta infuria per futili motivi.

Un uomo, solo un uomo, che probabilmente non è un santo: anche lui, come ciascuno, avrà al suo attivo colpe da espiare, ma in quel momento è solo un uomo che vuole sedare gli animi, questa è l’espressione che più tardi sarà sulla bocca di tutti.

E poi c’è un altro uomo, anche lui si butta nella mischia, anche lui intende cambiare il corso degli eventi. Anche lui si sente investito da una missione: mettere a tacere. Però la sua arma non è la pace, la sua arma è un fucile calibro 12 gelosamente conservato in prossimità di un albero vicino alla propria abitazione. Nella rissa, tra i pugni e i calci, intorno al quad rombante, c’è suo fratello. Vuole ‘difenderlo’. E, per difenderlo, spara.

Due colpi. Due colpi che hanno ferito a morte il primo uomo, ne hanno cancellato l’esistenza. Due colpi prima, Luigi Berlingieri era vivo, provava a sedare la rissa, due colpi dopo era morto, non rimaneva che il suo corpo in una pozza di sangue. E chi lo ha sparato, anzi chi presumibilmente gli ha inflitto questa pena capitale immeritata, è fuggito liberandosi prontamente di quel fucile calibro 12 che aveva incautamente inforcato pochi minuti prima.

Certo, direte, non è accaduto a Lamezia.

Il preambolo di questo scritto si basa su premesse infondate. Quella non è Lamezia, quello è Scordovillo. Il morto non è un lametino, è uno zingaro. Così come il suo presunto omicida, Salvatore Amato. Entrambe sono persone che vivono in un posto dove non dovrebbero stare, un posto che andrebbe sgomberato.

Eppure neanche ciò è vero.

A prescindere dalle varie posizioni ed esternazione politiche delle ultime ore, quella è Lamezia e a Lamezia è stato ucciso un uomo che era sceso in campo per mettere pace in mezzo all’inferno.

Quell’uomo è stato fatto fuori. Il suo presunto assassino se l’è data a gambe e la polizia, quella di Lamezia, lo ha ritrovato mettendo a ferro e fuoco l’intera cortina d’omertà che, lo sappiamo, non è propria solo di quella comunità.

Perché, e sappiamo bene anche questo, se una tale cortina non ci abbracciasse tutti indistintamente, allora a Lamezia non avremmo storie di omicidi trentennali irrisolti da raccontarci.

Scordovillo è un crocevia di problemi. Di seri problemi. Per qualche giorno però ricordiamoci solo di un uomo morto, ucciso perché si era messo in mezzo per quietare gli animi in lite. Pensiamoci a quell’uomo.

Allo sgombero del campo e a tutti i suoi problemi ci penseremo anche, ma non ora.

Intanto il suo presunto assassino è in stato di fermo, in attesa della convalida che arriverà domani.

Daniela Lucia

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