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Tirocinanti calabresi, buona la norma ma gli effetti reali sono più modesti degli annunci

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Tirocinanti Ministeriali calabresi ingannati dalla classe politica

Il Disegno di Legge sulla Pubblica Amministrazione approvato il 20 giugno contiene un emendamento sui tirocinanti calabresi

comunicato stampa

Lo scorso 20 giugno è stato approvato in via definitiva il Disegno di Legge sulla Pubblica Amministrazione che conteneva anche un emendamento sui tirocinanti calabresi, all’art. 3 – comma 3bis, per essere dunque promulgata con firma del presidente della Repubblica. In esso si prevede che, per fronteggiare l’emergenza migratoria sul territorio nazionale, con particolare riferimento alla Regione Calabria, e per realizzare iniziative utili all’accoglienza, nonché per l’attuazione dei progetti del PNRR e degli interventi e iniziative per fronteggiare il dissesto idrogeologico, le amministrazioni comunali possono inquadrare nelle piante organiche, in deroga alle disposizioni ordinarie, i tirocinanti inseriti nei percorsi di inclusione sociale.

Questo è un fatto sicuramente positivo perché rappresenta sostanzialmente una presa in carico da parte dello Stato (non più della sola Regione Calabria) di un bacino ormai consolidato che negli anni ha prestato servizio nelle amministrazioni pubbliche della Calabria, sopperendo alle ataviche carenze di organico, a cui ora i Comuni possono attingere per una contrattualizzazione. Accanto a questo, però, non mancano le criticità che hanno dirette ricadute pratiche diverse rispetto ai toni trionfalistici della prima ora.

Ci allarma particolarmente la specificazione che le eventuali assunzioni possono avvenire solo nelle amministrazioni comunali e sia riferita ai tirocinanti “già utilizzati dalle predette amministrazioni comunali”, mettendo da parte quell’ampia fetta di tirocinanti (quasi 700) che in questi lunghi anni ha svolto mansioni identiche o equivalenti anche in altri Enti come Province, Asp, Scuole, Camere di Commercio, etc. o aziende private. Una palese discriminazione.

C’è poi il grosso problema della copertura finanziaria. Infatti, mentre nella formulazione originaria erano previsti 40 milioni, ne servirebbero almeno 50 per mantenere l’attuale livello retributivo, nel testo approvato sono previsti  2 milioni per il 2023 e 5 milioni dall’anno 2024. Per esemplificare, queste somme possono coprire circa 350 assunzioni part-time o, provocatoriamente, 4000 assunzioni da 4 – no, il quattro non è un refuso! – ore mensili.

Infine, è prevista una prova selettiva, dalle modalità non meglio specificate, che potrebbe essere ben diversa dalla prova di idoneità che la legislazione regionale ex art. 16 Legge 57/86 prevede per i tirocinanti proprio in riconoscimento e valorizzazione degli anni di servizio già svolti. Tutto ciò ci fa dire che, mentre da troppe parti si è sbandierata l’idea che da domani possano avviarsi le assunzioni che i 4.000 Tis calabresi attendono da tanto, la portata reale del provvedimento potrebbe rivelarsi ben più deludente e, che se non si apportano gli opportuni correttivi, il percorso non sarà né breve né privo di ostacoli.

 

 

 

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