Tirocinanti Calabresi: “Rinnoviamo il nostro accorato grido di aiuto”
3 min di letturaI circa 7.000 tirocinanti calabresi chiedono solo che cessi una volta per tutte questa loro agonia lavorativa che purtroppo incide sulle proprie sfere personali
Comunicato Stampa
Prosegue il dramma dei 7.000 tirocinanti calabresi: La nostra dignità di lavoratori continua ad essere violata per cui rinnoviamo il nostro ancorato grido di aiuto affinché si risolva positivamente e nel più breve tempo possibile la nostra incresciosa vertenza di madri e padri di famiglia da sempre ignorate da parte della classe politica regionale e non e da parte della triade sindacale (Uil, Cisl, Cgil)
In Calabria si consuma un dramma che riguarda circa 7.000 persone cioè i tirocinanti calabresi. Sono persone che garantiscono da anni servizi essenziali presso Enti Pubblici e Privati e presso Ministeri (Giustizia, Miur, Mibact) di tutta la Calabria con lo status di “Tirocinante” e dietro un compenso di 500 € (solo al raggiungimento del monte ore). Si tratta perlopiù di madri e padri di famiglia ultra 50enni e con famiglie monoreddito.
La regione Calabria negli anni scorsi ha stipulato dei protocolli d’intesa con le rappresentanze degli Enti e Ministeri stessi e il risultato è stato l’attivazione dei suddetti tirocini quali misure di politica attiva che dovevano sfociare con il reinserimento nel mondo del lavoro dei destinatari stessi, in questo caso i circa 7.000 tirocinanti calabresi.
Ma così non è stato perché queste circa 7.000 persone si sono trovate ingabbiate in un percorso che si è protratto per anni (di proroga in proroga) di eterno tirocinante e senza alcun passo in avanti riguardo la loro condizione lavorativa personale (a parte il fatto che si tratta di persone che hanno acquisito professionalità nel settore stesso di riferimento e si sono essersi rivelati delle forze lavoro essenziali).
Nonostante tutto per queste circa 7.000 persone, il percorso di tirocinio sta per giungere alla fine (l’ultima proroga era stata firmata dalla precedente Giunta Oliverio) e scenari che si prospettano per queste persone non sono favorevoli (cioè di trovarsi presto sulla strada e senza alcuna prospettiva concreta di lavoro in una terra già avara in tal senso).
I circa 7.000 tirocinanti calabresi chiedono solo che cessi una volta per tutte questa loro agonia lavorativa che purtroppo incide sulle proprie sfere personali (molte famiglie sono monoreddito) e che com’è noto si protrae da anni, abbia finalmente termine e tutto ciò sarà reso possibile solo con quell’ancorata e promessa contrattazione (in tempi celeri) dei circa 7.000 tirocinanti stessi di cui si parla da mesi.
Seguiranno aggiornamenti.