Tra Filosofia e sentimento: genitori e figli
3 min di letturaLa crisi evidente della società si riflette nella crisi delle famiglie
I figli oggi sono prima di ogni altra cosa e più di ogni altra cosa, oggetti di consumo emotivo. Gli oggetti di consumo soddisfano i bisogni, desideri o capricci del consumatore e altrettanto fanno i figli. C’è stato un tempo in cui i figli erano ponti tra mortalità e immortalità, tra la vita dell’individuo orribilmente breve e una durata auspicabilmente infinita della stirpe.
I figli oggi sono desiderati per la gioia dei piaceri genitoriali che si spera arrecheranno, il tipo di gioie che nessun altro oggetto, per quanto ingegnoso o sofisticato, può offrire. I figli sono probabilmente gli acquisti più costosi che i consumatori medi compiono in tutta la loro vita.”
Zygmunt Bauman
Zygmunt Bauman esprime nella sua considerazione la certezza lacerante, all’interno della società “liquida” di un rapporto genitori-figli pieno di contraddizioni, quindi tormentato e inadeguato. Ancora una volta, Bauman, con l’analisi spietata e lucida che caratterizza il suo pensiero, mette a nudo senza pietà, gli elementi negativi e i cambiamenti operati da una realtà in cui valori e sentimenti umani sono messi a dura prova, in una lotta continua con sé stessi, fra doveri e desideri, fra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo.
Di primo acchito, le affermazioni di Bauman possono sembrare troppo ciniche e crudeli, giudizi che non sembrano tenere conto del grande patrimonio d’amore che i figli rappresentano per i genitori , ma tant’è.
Concordo sul fatto che questa descrizione dei rapporti genitoriali sia estrema seppur in parte veritiera e che comunque non si possa negare l’estremo cambiamento che la cosiddetta società dell’apparenza ha operato, trasformando spesso ciò che era al primo posto nella scala dei valori personali, cioè l’amore incondizionato per i figli, in uno strumento ulteriore per la propria affermazione personale e sociale.
Da insegnante , non ho potuto fare altro che constatare, negli anni, la parabola discendente del ruolo genitoriale. La crisi evidente della società si riflette nella crisi delle famiglie, dove molto spesso i genitori sono smarriti e inadeguati di fronte ad un ruolo troppo complicato da affrontare, nel quale occorre dimostrare equilibrio e maturità. Molti di loro non hanno chiaro il senso della genitorialità, che non si esaurisce nell’appagare sempre i desideri dei propri figli, ma dovrebbe invece metterli a contatto con la realtà e con le prove che la vita inevitabilmente ci obbliga ad affrontare.
Essere genitori è un atto fondamentale della vita, un atto di grande responsabilità e generosità. Purtroppo la società dei consumi, la società liquida e digitalizzata, è degenerata in un determinismo sempre più distruttivo della vita e del bene comune.
Con ciò non possiamo dimenticare l’impegno dei tantissimi genitori che si adoperano per far sì che i propri figli crescano come cittadini liberi e consapevoli, adulti autonomi e responsabili all’interno di questa massa indistinta.
Ed è su questi ragazzi che vogliamo contare, sulla loro capacità di crescere, orientarsi nel mondo e offrire a sé stessi e agli altri nuove opportunità di trasformazione e cambiamento.