Tra Filosofia e sentimento: la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci
3 min di lettura“Il dominio per mezzo della pura violenza entra in gioco quando si sta perdendo il potere” Hannah Arendt – Sulla violenza
Hannah Arendt, prima donna ad insegnare filosofia politica, ebrea, all’inizio del Terzo Reich militò nella resistenza e dopo l’avvento del nazismo si stabilì in Francia e successivamente negli Stati Uniti.
Nel saggio “Sulla violenza”, Hannah Arendt afferma che chiunque abbia avuto occasione di riflettere sulla storia e sulla politica non può non essere consapevole dell’enorme ruolo che la violenza ha sempre svolto negli affari umani. Ripercorrendo i fatti storici degli anni ’70, analizzando il fenomeno con una appassionata ricostruzione storica, l’autrice tocca temi quali il rapporto fra violenza, autorità e potere, la differenza tra violenza collettiva e violenza individuale .
Il suo pensiero, si può sintetizzare attraverso affermazioni come: “La pratica della violenza, come ogni azione, cambia il mondo, ma il cambiamento più probabile è verso un mondo più violento”.
E ancora: ” La violenza può distruggere il potere, è assolutamente incapace di crearlo”.
Dalle frasi citate , si evince come, secondo la Arendt, la violenza è inutile, se si intende riformare la società.
I suoi caratteri portanti , che la distinguono dal potere, sono l’immediatezza, l’imprevedibilità, (la violenza si manifesta infatti in maniera improvvisa, senza che se ne possano interamente cogliere i motivi scatenanti), la sproporzione tra il mezzo e il fine (si ricorre infatti ad un mezzo estremo che non giustifica il fine perseguito).
«Il potere», diceva Voltaire, «consiste nel fare agire gli altri a mio grado»; Se consideriamo i diversi pareri intorno al fenomeno del potere, troviamo che esiste un generale consenso fra i teorici della politica, sia di destra che di sinistra, riguardante la constatazione che la violenza non è altro che la più eclatante manifestazione del potere.
La riflessione diventa più pregnante se , uscendo dal contesto del trattato della Arendt, consideriamo l’incidenza profonda che ha sulla nostra vita il fenomeno della violenza, declinata nei suoi numerosi aspetti e considerata, ahimè, come un elemento onnipresente nella realtà quotidiana. Secondo l’ONU, la violenza è “qualsiasi atto che provoca, o può provocare, danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione e la deprivazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”. Definizione che getta una luce inquietante su diversi aspetti dei rapporti relazionali dei quali è intessuta la nostra vita, per cui dobbiamo essere consapevoli e riflettere che è violenza ogni forma di abuso di potere e controllo, che sia sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa.
Preziosa e illuminante , a questo proposito, è la definizione di Isaac Asimov, che racchiude in una sola frase tutto un mondo di esempi ed interpretazioni:
la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci.