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Tra Filosofia e sentimento: la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci

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Tra filosofia e sentimento

“Il dominio per mezzo della pura violenza entra in gioco quando si sta perdendo il potere” Hannah Arendt – Sulla violenza

Hannah Arendt,  prima donna ad insegnare filosofia politica, ebrea, all’inizio del Terzo Reich militò nella resistenza e dopo l’avvento del nazismo si stabilì in Francia e successivamente negli Stati Uniti. 

Nel saggio “Sulla violenza”, Hannah Arendt afferma che chiunque abbia avuto occasione di riflettere sulla storia e sulla politica non può non essere consapevole dell’enorme ruolo che la violenza ha sempre svolto negli affari umani. Ripercorrendo i fatti storici degli anni ’70,  analizzando  il fenomeno con  una appassionata  ricostruzione storica,   l’autrice tocca temi quali il rapporto fra violenza, autorità e potere, la differenza tra violenza collettiva e  violenza individuale . 

Il suo pensiero, si può sintetizzare attraverso affermazioni come:  “La pratica della violenza, come ogni azione, cambia il mondo, ma il cambiamento più probabile è verso un mondo più violento”. 

E ancora: ” La violenza può  distruggere il potere, è assolutamente incapace di crearlo”.

Dalle frasi citate , si evince come, secondo la Arendt, la violenza è inutile, se  si intende riformare la società.

I  suoi caratteri portanti , che la distinguono dal potere, sono l’immediatezza,  l’imprevedibilità,  (la violenza si manifesta infatti in maniera improvvisa, senza che se ne possano interamente cogliere i motivi scatenanti), la sproporzione tra il mezzo e il fine (si ricorre infatti ad un mezzo estremo che non giustifica il fine perseguito). 

«Il potere», diceva Voltaire, «consiste nel fare agire gli altri a mio grado»;  Se consideriamo i diversi pareri intorno  al fenomeno del potere, troviamo  che esiste  un generale consenso fra i teorici della politica, sia di destra che di sinistra, riguardante la  constatazione che la violenza non è altro che la più  eclatante  manifestazione del potere. 

La riflessione diventa più pregnante se , uscendo dal contesto del trattato della Arendt, consideriamo l’incidenza profonda che ha sulla nostra vita il fenomeno della violenza, declinata nei suoi numerosi  aspetti  e considerata, ahimè, come un elemento onnipresente nella realtà quotidiana. Secondo l’ONU,  la violenza è “qualsiasi atto che provoca, o può provocare, danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione e la deprivazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica che privata”. Definizione che getta una luce inquietante su diversi aspetti dei rapporti relazionali dei quali è intessuta la nostra vita, per cui dobbiamo essere consapevoli  e riflettere che  è violenza ogni forma di abuso di potere e controllo, che sia  sopruso fisico, sessuale, psicologico, economico, violenza assistita e di matrice religiosa. 

 Preziosa e illuminante , a questo proposito, è la definizione di Isaac Asimov, che racchiude in una sola frase tutto un mondo di esempi ed interpretazioni: 

la violenza è l’ultimo rifugio degli incapaci. 

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