Trame 13 fa il punto sulla sanità in Calabria
3 min di letturaSinusite cronica. Questa la diagnosi che Salvatore Naccari riceve in una struttura sanitaria di Vibo Valentia. Senza alcun controllo approfondito, anche per una mancanza di macchinari. Ma quando Naccari decide di recarsi a Legnano, la neurologa non solo gli effettua accertamenti completi ma riscontra la presenza di un carcinoma nasofaringeo mai notato precedentemente.
La storia di Naccari fa parte dell’inchiesta, andata in onda a marzo nel programma Presadiretta su Rai3, Sanità spa di Francesca Nava, Antonella Bottini e Marianna De Marzi. Un’inchiesta che ha messo in luce le problematiche di una regione come la Calabria che risulta essere la prima per la cosiddetta migrazione sanitaria.
A denunciarlo è ancora Nava, portando sul palco di Trame.13 l’inchiesta da lei realizzata. “La privatizzazione della sanità – ha spiegato – avanza in maniera subdola. E laddove la sanità pubblica arretra avanza quella privata. La Calabria è commissariata da quattordici anni, il debito è inquantificabile, non è più un territorio attrattivo. I medici non vogliono più lavorare in Calabria. I cittadini sono rassegnati, non ricorrono più alla sanità pubblica. Non c’è più consapevolezza die propri diritti”.
Concorsi deserti, emigrazione sanitaria, privatizzazione: è questo il quadro sconcertante sulla sanità pubblica sempre più simile a una società per azioni anche in Calabria.
“Dal 2010 c’è stato un progressivo disinvestimento sulla sanità pubblica, che ha fatto crescere l’investimento sulla sanità privata dal 12 al 25%. La Calabria non ha diritto ai diritti essenziali. Rimborsa le regioni del nord con ulteriori risorse per chi va via.
L’emigrazione sanitaria toglie ai territori. Se perdiamo il faro della sanità, rinunciamo alla Costituzione. L’autonomia differenziata rinuncia al sogno di erogare a tutti i cittadini. L’autonomia differenziata. Non è previsto finanziamento per i livelli essenziali di assistenza. Stiamo discutendo. L’autonomia è una tassa per tutti, una tassa doppia per i cittadini del sud” ha evidenziato il direttore generale SVIMEZ Luca Bianchi.
Come si deduce dal report promosso da SVIMEZ “Un Paese, due cure. I divari Nord-Sud nel diritto alla salute” nel 2022, dei 629 mila migranti sanitari (volume di ricoveri), il 44% era residente in una regione del Mezzogiorno. E secondo le valutazioni dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), nel biennio 2021-2022, in Italia circa il 70% delle donne di 50-69 anni si è sottoposta ai controlli: circa due su tre lo ha fatto aderendo ai programmi di screening gratuiti. La copertura complessiva è dell’80% al Nord, del 76% al Centro, ma scende ad appena il 58% nel Mezzogiorno.
Al dibattito, moderato dalla giornalista di LA7 Patty Torchia, ha partecipato anche la vicepresidente della commissione sanità Amalia Cecilia Bruni che sulla “fuga” dal Sud per ricevere assistenza in strutture sanitarie del Nord, soprattutto per le patologie più gravi, ha detto: “il Gemelli è fatto per 1/3 di personale calabrese. Va fuori però chi può, tutti gli altri rinunciano alle cure”. Bruni si è scagliata duramente contro l’autonomia differenziata definendola “un’insulsaggine inaccettabile di questo Governo”.