A Trame 13 la voce di Olivia e le altre
3 min di lettura“Quando un bambino smette di essere bambino?” È Diana Russo a porre il quesito al pubblico di Trame13
L’occasione è la presentazione del volume “Olivia e le altre” (Zolfo editore), una raccolta di storie raccontate in prima persona, un’escalation di episodi di abusi, stralci di momenti che pesano e condizionano soprattutto il futuro che, con delicatezza, la magistrata esamina con la moderazione della giornalista Angela Iantosca. In magistratura dal 2009 presso i tribunali di Palermo, Napoli e Velletri, impegnata sul settore delle “fasce deboli”, Russo condivide, nella sua prima esperienza di scrittrice, venti frammenti di violenze.
La giudice fa il punto sulla situazione della giustizia e sull’approccio dei suoi rappresentanti che, come precisato, “devono porsi all’ascolto, non solo perché previsto dai protocolli”.Olivia è una minore vittima di abusi sessuali in famiglia, come lei sono migliaia le vittime incontrate da Russo nel corso della sua carriera, storie tutte diverse e tutte uguali perché “la violenza è trasversale, non conosce geografia o ceto sociale”.Storie «forti, raccontate in modo diretto, ma sotto le parole trapela tutto lo sforzo della scrittrice di mantenere la sua compostezza e lucidità.
Storie che ci insegnano anche come sia difficile spiegare alle vittime cosa sia giusto o sbagliato. Quello che subiscono dai loro cari è l’unica forma d’amore che conoscono, e quando arrivano degli estranei a dire loro che l’amore è tutt’altro, si sentono spiazzate, abbandonate, arrabbiate e nella maggior parte dei casi rifiutano ogni forma di aiuto. In altre vicende invece le vittime sono forti e ribelli, hanno bisogno di persone come Diana, di professionisti che sanno bene dove mettere mani e piedi per ridare loro una dignità» – come ricorda nella prefazione l’attrice Maria Chiara Giannetta.
L’incontro è la confessione sincera di una professionista che si scontra con l’orrore delle violenze perpetrate su bambini.“Il codice rosso ha aumentato le denunce. I risultati non sono ottimali ma un’attenzione oggettiva da parte del legislatore c’è. L’aumento di denuncia va letto come un aumento di fiducia”.
Se i dati possono sembrare allarmanti, la magistrata ha sottolineato l’importanza di un sistema minorile forte in grado di dare risposte. “Il codice rosso è intervenuto sul piano sostanziale: sono stati introdotti reati nuovi come lo sfregio permanente. È stato introdotto l’obbligo del PM di ascoltare la vittima entro tre giorni dalla denuncia: questo dal punto di vista processuale” ha spiegato.
Russo ha elencato i diversi contesti che hanno dato origine alle violenze raccontate nel libro. Rispetto al ruolo della famiglia ha detto: “Una collaborazione ci può essere se la famiglia è disponibile a capire cosa sia successo. La famiglia è il primo luogo dove il bambino viene educato. Questi reati sono trasversali, sono legati all’indole umana. Fortificare fin da piccolo un bambino nell’autostima, nel reagire, nel difendersi, nel non omologarsi agli altri”.
Nel corso dibattito è emersa la frequenza dei comportamenti autolesionistici tra i minori. Come segnala la SINPIA (Società Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza) sono aumentati non soltanto i comportamenti autolesivi ma anche quelli suicidari.
Sono, infatti, circa il 27% in più, rispetto al periodo pre-Covid19, i ragazzi e le ragazze che “si tagliano”, presentano pensieri inerenti il suicidio o mettono in atto tentativi di suicidio. Inoltre, nonostante l’Italia sia uno dei paesi con tasso più basso al mondo, nel nostro paese il suicidio è la seconda causa di morte nei giovani tra i 15 e i 24 anni.
L’incontro si è concluso tra gli applausi e la commozione: le stesse emozioni suscitate dalla lettura del libro, un “pugno nello stomaco”, come ha detto Iantosca.