Il tramonto della collina. Il Muzzari guardiano della valle
4 min di letturaNon esistono quasi più luoghi, in cui la Calabria non porti con sé l’impronta del passaggio della storia e ancor di più, invece, non esiste luogo alcuno, in questa Regione, in cui la presenza della natura non ci stupisca
In questo lembo di terra, sito nella valle del fiume Bagni a Lamezia Terme, ha inizio questa rubrica, con il proposito e la speranza di far conoscere quello che i nostri luoghi non ci hanno ancora raccontato.
A Lamezia, sul Monte Muzzari, che per altezza e conformazione si configura più come una collina, partono le nostre ricerche di Borgonauti.
Il “Muzzari” il cui nome deriva dal termine dialettale muzzare ovvero “tagliare” perché probabilmente scavato e deformato dalle attività agricole che nei secoli si sono avvicendate sulle sue alture è il primo monte a dominare la valle in cui scorre il fiume Bagni. La sua terra rossa smossa dalle coltivazioni e da piccole attività edili regala ogni tanto qualche conchiglia “fossile” a ricordarci che un tempo qui c’era solo oceano.
Il Monte Muzzari o “il colle Muzzari”, come ci piace chiamarlo, raggiunge quota 400 m s.l.m. ed era lambito, un tempo, proprio dal Fiume Bagni, la cui portata e lunghezza in passato erano considerevoli; questo conserva, tuttora, la sua magnificenza che si fonde, con in un incastro perfetto, con il patrimonio rurale, naturalistico e storico del luogo. Tutt’oggi il Muzzari, nella sua austera esistenza, è abbracciato, lungo le sue pendici, dalla tipica macchia mediterranea, alberi di leccio, castagno, cerro, ailanto e sughero e ancora piante di ginestra, rovi, felce ed erica, mentre ai suoi piedi troviamo alberi di ulivo, in particolare piante di razza Carolea, importati dal Medio Oriente secoli fa e che, ancora oggi, sono fonte di sostentamento delle nostre genti.
Questi particolari ulivi, curati e protetti con amore, vivono tutto l’anno le cure dei contadini che ne ricavano il cosiddetto “oro verde”, l’olio d’oliva calabrese tanto pregiato. Nel periodo che intercorre tra inverno e primavera, le terre del Muzzari mostrano tutta la loro bellezza, come in quadro dipinto: il colore arancio delle reti per la raccolta, i tronchi bianchi dalla calce, il colore argenteo delle chiome degli uliveti. Sulla cima più alta, tutto lo splendore della macchia mediterranea, con sfumature di colore che variano dal giallo intenso della ginestra al verde delle foglie del bosco. La vera meraviglia è il trovarsi in mezzo ad uliveti secolari, alti come i pilastri della montagna, tanto da farci comprendere quanto la natura e l’uomo possano vivere in simbiosi.
A riempire questa ampia cornice, vi sono le numerose testimonianze archeologiche disseminate nel corso dei secoli, come la piccola chiesa, all’interno dello stabilimento delle terme di Caronte, intitolata ai Santi Quaranta Martiri e la cui abbazia, molto probabilmente, è da collocarsi lungo le propaggini del Monte S. Elia, che si affaccia sulle terme stesse.
Tracce di strutture murarie, molto consistenti, si individuano a ridosso del limite esterno del pianoro sito in località Fosso Saraceni, che sembrerebbero appartenere ad un edificio di carattere difensivo e strategico, posto a guardia del fosso naturale del Bagni.
Questo angolo di territorio, ricco di storia, è stato da sempre soggetto a costanti eventi sismici, tant’è che il terremoto del 1638, determinò la distruzione dell’abbazia dei Quaranta Martiri.
È da presumere che, questo, insieme a tanti altri fenomeni di origine naturale, abbiano causato la scomparsa di numerose grotte ipogee, oggi di non facile accesso e identificazione, tipiche del monachesimo bizantino. La presenza di grotte, luoghi di culto e chiese rurali è riscontrabile nei tantissimi toponimi di località che rimandano a nomi di santi e che, il dialetto, nel corso del tempo, ha lievemente distorto.
Basti pensare, ad esempio, alle località di Sant’Ermia, Santa Trada e Santa Venere. In particolare quest’ultima da il nome ad una strada principale sotto la collina del Muzzari, aprendosi a paesaggi antichi tra i vecchi acquedotti, antiche case coloniche e le sinuose forme della valle.
E’ in programma una visita di questi luoghi incantanti, continuate a seguirci!
I borgonauti