Tribunale di Vibo, Talerico: no a censure per l’Avvocatura
4 min di letturaLa censura del Presidente del Tribunale di Vibo Valentia verso l’Avvocatura suscita indignazione e richiede approfondimenti
Comunicato Stampa
Ho letto con particolare attenzione quanto dichiarato dal Presidente del Tribunale di Vibo Valentia, Antonio Di Matteo, in ordine alla denuncia del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Vibo Valentia sui gravi ritardi dell’attività giudiziaria del Tribunale di Vibo Valentia, oramai giunto in condizioni di totale emergenza.
Mi sconvolge leggere che il Presidente di un Tribunale ammonisca una istituzione dell’Avvocatura per il semplice fatto di aver portato all’attenzione del Ministero della Giustizia la condizione emergenziale di un Ufficio giudiziario, passando come è giusto anche dalla stampa, unico strumento vero in grado di determinare una “risposta”.
Peccato, però, che con la sua risposta il Presidente Di Matteo non solo ha perso l’occasione di recuperare il tempo perso sino ad oggi, ma ha anche perso l’utilità di avallare l’iniziativa dell’Avvocatura che ha quale obiettivo quello di avere un sistema giudiziario efficiente ed in grado di dare risposte reali ai cittadini (e non dopo 10/15 anni).
E’ anche giusto che l’Avvocatura tuteli la propria posizione e funzione, poichè purtroppo gli Avvocati percepiscono compensi e gratificazioni economiche e professionali eventualmente solo all’esito del giudizio e, che solo l’Avvocatura è soggetta a termini perentori e decadenziali, a cui non corrispondono eguali oneri a carico della magistratura che a prescindere dal numero di cause trattate o definite in un arco temporale consegue una indennità mensile certa e priva di alea (mancato recupero del credito, compensazione delle spese, etc.).
Abbiamo anche magistrati che lavorano tanto e bene, ed oramai costoro sono diventati degli eroi, al pari di quegli Avvocati che ogni giorno frequentano il Tribunale – quando è possibile, visto che oramai siamo stati tolti anche dalle aule d’udienza-, spesso oramai con grave mortificazione professionale, poiché qualcuno pensa che l’Avvocatura non abbia pari dignità rispetto agli altri operatori del diritto o che addirittura sia una insidia per il processo (oggi scopriamo che lo è anche se scrive la verità con un articolo di stampa).
Orbene, la censura all’Avvocatura non è ammissibile e quanto accaduto e accade a Vibo merita approfondimento in ogni sede.
Non è ammissibile che il capo di un Ufficio giudiziario possa permettersi di tacciare un deliberato di un Consiglio dell’Ordine come indeterminato e generico solo per “mascherare” eventuali inadempimenti del sistema giudiziario e/o politico.
Del resto, il presidente Di Matteo cade in contraddizione quando è lui stesso a confermare la “complessiva condizione di emergenza” del Tribunale di Vibo Valentia, ben nota da anni anche allo stesso Ministero della Giustizia.
Di poi, grave è l’ulteriore inciso del Presidente di Vibo quando afferma che il Coa di Vibo Valentia : “…Ha di fatto determinato, a seguito del conseguente risalto mediatico, valutazioni denigratorie che hanno attino indiscriminatamente l’intera attività giudiziaria del Tribunale, con conseguenze oggettivamente delegittimanti dell’istituzione giudiziaria e con svalutazione dell’impegno profuso dai magistrati in servizio, molti dei quali, seppure di prima nomina, hanno dato dimostrazione di altissima professionalità e di elevato spirito di servizio”.
Simili affermazioni che mirano ad intimorire una intera classe forense – non solo quella di Vibo -, fanno passare un gravissimo messaggio ovvero che nessuno si deve permettere di fare osservazioni sulla distribuzione degli affari, sulla gestione delle udienze e sulla efficienza o meno delle attività giudiziarie di un Ufficio e, che se ciò avviene gli autori di queste valutazioni commettono condotte denigratorie e delegittimanti il ruolo della magistratura, sino al punto di doverne rispondere direttamente.
Orbene, tale impostazione rievoca pericolosamente più l’idea della difesa della “Casta” e non quella dei diritti e del corretto funzionamento della macchina giudiziaria, dei quali i capi degli Uffici giudiziari dovrebbero esserne i veri Garanti e attuatori.
In ragione di ciò ed a difesa della verità e della necessità di individuare le corrette soluzioni al caso di specie, sarà mia cura far presentare una interrogazione parlamentare al fine di verificare quali atti e/o iniziative -prima della denuncia del Coa di Vibo Valentia- siano stati adottati dal Presidente del Tribunale di Vibo Valentia rispetto alla complessiva condizione di emergenza del suo Ufficio Giudiziario e quali risposte siano intervenute da parte del Ministero della Giustizia.
Antonello Talerico
Consigliere Nazionale Forense e Consigliere Regionale