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Tropea: Musa della poesia e della medicina

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Paolo Boiano, un uomo di Tropea del sec. XVI: insieme al fratello Pietro fu un famoso chirurgo per la capacità di ricostruire nasi e labbra mutili

Tra la fine di giugno ed il 9 luglio del 1561 pare che abbia addirittura ricostruito il naso dello storico napoletano Camillo Porzio, di cui rimane un’interessante relazione in una lettera conservata dal Cav. Scugli in “Notizie Archeologiche e Storiche di Portercole e Tropea”, Napoli, 1891 pag. 17: ‹‹il quale naso, la Dio mercé, l’ho quasi recuperato e tanto simile al primo, che da color che non sapranno, difficilmente potrà essere conosciutoben è vero che ci ho patiti grandissimi travagli. Essendo stato bisogno che si tagliasse nel braccio sinistro duplicata carne della persa, dove si è curata per più di un mese, e poi me l’ha cucita al naso col quale mi è convenuta tenere attaccato il predetto braccio. Questa è un’opera incognita agli Antichi››.

Persino in un componimento di Nicola Maria Fazzari un siciliano dice ‹‹a un trace›› che aveva ‹‹tronco il naso››, ‹‹vai ne l’inclita Tropea gentil cittade: iv’è ’l Vaijan giocondo››.

È proprio il caso di dire, insomma, che è stato un fiorente chirurgo plastico tra il 1540 ed il 1571: i Vip se lo contendevano allora, proprio come oggi si fa con il dr. Giacomo Urtis.

Non siamo però al Nord, ma nell’inclita Tropea, pensate un po’! Un caso di restyling, dunque, in quella che è la perla del Mediterraneo, per antonomasia: immagine ed immaginari di una lunga data storica, proprio così!

Fortuna ha voluto di imbattermi in un sonetto di questo nostro autore, che è un po’ una sorta di giuramento d’Ippocrate adattato ad un’illustre situazione clinica, dal momento che il paziente è niente poco di meno che Benedetto Caivano, letterato di spicco nell’area meridiana del ‘500 calabrese, nonché punto di riferimento per tanto materiale scientifico custodito nella sua biblioteca privata:

 

Poi che natura, con la man de l’arte,

mal nata gente più no’ fece mai

priva d’infirmità, d’intensi guai;

tal che ben sa ch’il prova a parte a parte.

Ma s’in un manca, in altro ci comparte

col darne ingegno di Galeno assai,

onde a quietar l’immense doglie c’hai

chiare a noi fa l’altrui ben chiuse carte;

sia che si vuol poi che remedio trovo

sfogar dal’huomo l’angoscioso pianto

e rivestir Natura in cui mi covo.

Lascia la cura a me ma toglie al quanto

fa che mentr’io l’esperimento provo

havrà salute il tuo bel corpo in tanto.

 

Parafrasi libera ed animata: ‹‹la Natura non mise mai al mondo gente priva d’infermità e d’intensi guai, come sa chi, come me, tasta questa cosa con l’arte della medicina di luogo in luogo. Se qualcuno sta poco bene, lui (cioè Benedetto Caivano) che fa? Ci suddivide equamente i molti insegnamenti di Galeno, medico e filosofo greco. Per allievare le sue grandi sofferenze ci fa conoscere bene gli studi degli altri. A rimedio trovato si stempera così l’angosciosa preoccupazione umana, mentre rivesto la natura che proteggo con cura. Ora lascia la terapia a me e vedrai quanto prima che, dopo aver provveduto a degli sperimenti, il tuo bel corpo, nel frattempo, avrà riacquistato salute››.

Beh, da alcune nostre parti si dice: Accà cu medicu studìa, u malatu si nne va (“fino a quando il medico studia gli interventi da prendere, l’ammalato muore”). Ma non sarà il nostro caso: le fonti non aggiungono altro, meglio così!

Prof. Francesco Polopoli

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