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Trucchi d’infanzia: parola al nostro dialetto!

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Trucchi d’infanzia:parola al nostro dialetto!

«Mpizzu mpizzu, si ndi veni allu capizzu!» (trad.: «avanzando pian piano arriva al capezzale del letto»): modo di dire che si usa a proposito di una persona che, dapprima, fa di tutto per guadagnarsi la nostra fiducia per poi arraffare il più possibile o alzare la posta delle richieste

È evidente, mi pare evolutivamente coerente e fondato, l’allusione al bambino un po’ cresciutello che, per sentirsi più al sicuro, fa qualunque passetto strategico per passare dalla sua culla nel lettone dei genitori.

L’equivalente italiano potrebbe essere «dare un dito e prendersi il braccio, che ha un suo corrispondente in spagnolo «dar la mano y tomarse el pie» ed in inglese «to give an inch and take a mile».

Il punto di partenza è un pezzettino che si assembla a palmo a palmo come i mattoncini della lego, eh sì! Un modo per sparare alto senza essere mezze cartucce, questo no!

Per quanto mi riguarda ritengo che ci sia persino una matrice classica a monte e a valle di questa breve chiosa paremiologica: «An nescis longas regibus esse manus?» (trad.: «E non sai che dei re lunga è la mano?»).

Una volta che si spadroneggia, non si calca appunto la mano, per chiedere ancora di più? Se dovessimo stendere un profilo, senza tema di smentita, ci potremmo trovare di fronte a piccoli episodi manipolatori, fateci caso!

«La manipolazione psicologica, infatti, non è solo un processo psicologico, ma è anche un processo comunicativo: un bravo comunicatore è colui che riesce a veicolare messaggi semplici, anche se profondi e sorprendenti, concreti e credibili, facendo leva sui fattori emotivi e con una modalità narrativa non facilmente intuibile (Zimbardo)».

A volte, e concludo, ti fanno le scarpe, davanti ai tuoi stessi occhi: finché realizzi il tutto, l’altro ti è passato oltre, con i propositi coscienti del caso, e alla faccia della tua incosciente ingenuità. A volte si lascia correre, perché il conflitto è nemico del bene, ma è d’uopo, in tal altre circostanze, mettersi tra le braccia del Sommo Fiorentino, che senza mezzi termini in un passo eterno della sua Commedia arriva a dire: «cortesia fu esser villano».

Pertanto, concesso ma non sempre ammesso, perché «ccà nisciuno è fesso».

Prof. Francesco Polopoli

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