Truffa su lavori sito archeologico in Calabria, sette denunce
2 min di letturaCi sono anche sindaco e assessore di Zungri. Guardia di finanza sequestra beni
VIBO VALENTIA. La Guardia di Finanza di Vibo Valentia ha eseguito un decreto di sequestro preventivo di beni per un valore di 85.255 euro, emesso dal Gip del Tribunale, nei confronti del rappresentante legale di un’impresa di costruzioni e di amministratori e funzionari pubblici indagati per il reato di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche.
Sette le persone denunciate tra i quali il rappresentante legale dell’impresa Tommaso De Nisi; il sindaco di Zungri, Francesco Galati; l’assessore Nicola Pugliese e il responsabile dell’Ufficio tecnico comunale, Pietro Ferraro, in carica all’epoca dei fatti.
Le indagini, dirette dal Procuratore Camillo Falvo, hanno riguardato l’appalto per l’esecuzione di lavori di recupero, valorizzazione e messa in sicurezza del sito archeologico denominato degli ‘Sbariati’, meglio noto come “Grotte” di Zungri, finanziato dalla Regione Calabria e gestito dal Comune.
Le indagini hanno consentito di accertare condotte penalmente rilevanti poste in essere da diversi soggetti che, a vario titolo, erano intervenuti nella gestione ed esecuzione del contratto, dimostrando la volontà di utilizzare mezzi, materiali e tecniche diversi da quelli previsti e non adeguati.
E’ stata anche dimostrata la consapevolezza e l’intenzione, da parte dei principali soggetti con funzioni pubbliche, di utilizzare artifizi e raggiri ai fini del conseguimento di un ingiusto profitto in danno della Regione Calabria, inducendo in errore i soggetti preposti ai controlli. In particolare è stato rilevato l’utilizzo di certificazioni e schede tecniche relative a materiali mai impiegati o impiegati solo in parte nell’esecuzione dei lavori.
Il contratto oggetto dell’indagine era stato stipulato il 30 giugno 2015 tra il Comune di Zungri e la società “De Nisi Tommaso” di Filadelfia e prevedeva una spesa per lavori, al netto del ribasso d’asta, di 347.592 euro che, alla luce dei riscontri effettuati, non è stata in realtà interamente sostenuta, essendo state accertate, secondo quanto emerso dalle indagini, differenze sui materiali forniti per 85.255 euro (24,52% dell’importo totale). (ANSA).