‘U spinnu
2 min di letturaOrmone meridiano, nella fattispecie lametino, che stimola la voglia intensa di veder persone o cose cui si è particolarmente legati: «avìa nnu spìnnu mu ti vidìa!», cioè «avevo un desiderio vivissimo di vederti»
Questa voce vernacolare non ha niente a che vedere con il sostantivo «pinna» («piuma») ed il prefisso privativo-negativo s- , per quanto la spoliazione di sé porti a quell’ insostenibile leggerezza dell’essere che bene fa all’anima ed il corpo quando appagati.
Nell’antica Grecia il termine σπ′ανις (spànis) significava desiderio smodato: da lì dobbiamo partire per cogliere il senso più profondo della nostra parola.
C’è da dire che tante volte appare legato al cibo che, appunto, parte dal cuore per placare il palato; facciamo un esempio: immaginate di essere sotto un caldo canicolare e di volere ardentemente una bella granita al limone: ecco, quello è ‘nu spinnu, per capirci!
Tuttavia, da magnogreci romanizzati, abbiamo inteso sovrapporre al significato primigenio di questo vocabolo quello di «spinnari», inizialmente estraneo alla sua giustificazione semantica.
«E mò mu spinnu», più propriamente, è diventato, con ironia, un modo goliardico ed irriverente per manifestare la propria indifferenza che spinge a risparmiare «i gioiellini della propria intimità», senza prendersela più di tanto.
Petronio, benché Arbiter elegantiae, sarebbe stato più sboccato: lui, sostanzialmente, avrebbe girato le spalle dandosi una bella grattatina ai cabasisi, ridendoci sopra, come il compianto Camilleri, eh sì!
Prof. Francesco Polopoli