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Uil Calabria sostiene la battaglia civile di Martina Scavelli

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Arbitra volley a Egonu, "tu nera, io discriminata perché grassa"

La nota congiunta di Santo Biondo, Segretario generale Uil Calabria e  Anna Comi, Responsabile coordinamento Pari opportunità Uil Calabria

Il talento non può essere soffocato da qualche centimetro in più, la passione non può essere schiacciata dal peso di visioni medioevali. Il merito deve essere il solo metro di paragone utilizzabile per definire il nostro impegno in ambito professionale o sportivo.

L’aspetto fisico, il peso, l’altezza, il colore della pelle non possono e non devono essere delle discriminati per essere messi ai margini, per inibire le nostre passioni o delegittimare la nostra professionalità. La Costituzione parla chiaro e nessun regolamento può contraddirne il dettato. Bene ha fatto Martina Scavelli a ribellarsi, a mettere un tratto di evidenziatore su una pratica inaccettabile, a scoperchiare un aspetto antistorico di un mondo, quello sportivo, nel quale, come segnalato dal Segretario generale Pierpaolo Bombardieri – che proprio pochi giorni addietro ha avuto modo di confrontarsi con i vertici nazionali del sindacato pallavolisti – stanno emergendo notevoli criticità.

La Uil Calabria sostiene la battaglia civile di Martina, le sarà accanto e si muoverà per evitare che la stessa sia costretta a vedere sacrificati i suoi sogni e mortificato il suo impegno.

In tempi non sospetti la nostra Organizzazione sindacale, attraverso l’impegno del suo Segretario generale Pierpaolo Bombardieri, aveva chiesto al Governo di chiudere definitivamente una partita rimasta per troppo tempo aperta che ha lasciato nell’incertezza e nella fragilità centinaia di migliaia di persone, tra collaboratori sportivi e atleti dilettanti: la riforma dello sport.

Ci vuole coerenza, aveva detto Bombardieri, alle pacche sulle spalle e alle celebrazioni pubbliche per le tante vittorie dei nostri sportivi segua il riconoscimento del lavoro sportivo per l’affermazione dei loro diritti e della dignità di lavoratori. Siamo allo step finale. Si renda giustizia a chi è rimasto ingiustamente nell’invisibilità e più esposto ai rischi della crisi, si scriva una nuova pagina senza più attese e rinvii.

La vicenda di Martina Scavelli, infine, si consuma proprio mentre l’Italia non riesce a colmare il gap tra occupazione femminile e maschile, mentre si allarga la forbice delle diseguaglianze e le differenze salariali e sociali si fanno ancora più pesanti. E’ un ritorno al passato intollerabile.

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