Un cocktail per Mary
4 min di letturaSiamo negli anni Venti: il ruggito di questi anni avrà fatto drizzare la chioma appiattita di parecchi gentiluomini dell’epoca, perché questa è l’era dell’emancipazione femminile, di Betty Boop e delle flapper
Le flapper sono una nuova generazione di donne, dal trucco massiccio, che porta i capelli alla maschietto, fuma in pubblico, beve alcolici e balla da sola il charleston alla maniera di Josephine Baker alle Folies Bergere.
Unica nota stonata il proibizionismo sugli alcolici, nato negli Stati Uniti nel 1919 ad opera delle società di temperanza, che erano organizzazioni caratterizzate da un forte moralismo, capaci di influenzare con i loro voti la politica di Washington.
Il motivo ufficiale era quello legato al degrado sociale, derivante dall’abuso di alcol, anche se qualcuno ebbe la percezione che portasse anche a carenze sul lavoro, all’assenteismo e allo spendere denaro in alcolici piuttosto che in beni generati dal sistema produttivo. Fra i nomi illustri che si dichiararono favorevoli alla proibizione totale ci furono John D. Rockefeller e Henry Ford.
Così si aprì il capitolo sul gangsterismo e su Al Capone; dedito traffico illegale di alcol, ma che fu arrestato per evasione fiscale ad Altlanta nel 1932.
Come Capone, molti altri avevano fatto fortuna col business dell’alcol proibito; ma questi, differentemente, continuarono a mantenere in piedi il loro impero, come Lucky Luciano, oppure provvidero a renderlo legale, come Joseph P. Kennedy Sr., contrabbandiere di alcol e padre del futuro Presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy.
Ma veniamo a noi e alla nostra storia: il proibizionismo fece rimanere a bocca asciutta anche i grandi divi hollywoodiani, che furono costretti a invadere Cuba per continuare la festa: l’Havana era ormai diventata uno scintillio di bicchieri che si innalzavano al cielo quando gli shaker cessavano di tentennare.
Frances E. Marrion racconta che una sera, nella sala da ballo dell’Hotel Sevilla, Sarah G. Lewis sentì uno dei suoi orecchini scivolare lungo la schiena e, nel tentativo di afferrarlo, inciampò in un uomo dai baffi arricciati che teneva sottobraccio una donnina piccina piccina, con i capelli acconciati a mo’ di bambolina, che strizzò gli occhietti quando nella colluttazione si rovesciò addosso il cocktail che qualche minuto prima sorseggiava allegramente.
Prima che qualcuno potesse proferir parola, l’aiuto barman del Sevilla, un tale Jimmy Chow, si era letteralmente fiondato lì, porgendo a capo chino un cocktail in coppetta alla donnina, che però non ebbe modo di riceverlo perché Sarah G. Lewis la portò via nel tentativo di rimediare all’increscioso incidente.
Il cocktail offerto da Jimmy finì per estasiare il palato dell’uomo che accompagnava la donnina, e Jimmy sentì di aver perso l’occasione della sua vita, oltre ad avere dato un’immagine goffa e sguaiata di sé. Sì, era l’occasione della vita, perché egli ammirava quella donnina da anni, e per lei aveva realizzato la sua prima ricetta da apprendista barman, e voleva farglielo sapere..
Il signore dai baffi ricci apprezzò la dolce mistura, definendola affascinante, un vero e proprio balsamo per il cuore. Era un drink che si presentava in un grazioso rosa baby, aveva una schiuma di velluto bianco sulla superficie e sembrava invitare il naso a fare un tuffo rovesciato raggruppato al suo interno. Aveva un marcato aroma esotico… e avrebbe portato, di lì a poco, il nome di… indovinato!
Mary Pickford
4 cl di Ron Botran Reserva blanca
4 cl di estratto d’ananas
1 cl di maraschino Luxardo
2 gocce di sciroppo di melograno
Ciliegina
Aver trovato il consenso del gusto personale di Douglas Fairbanks, che in quegli anni recitava l’imbarazzante ruolo di marito della “Fidanzata d’America”, non fu abbastanza per Jimmy, che fece per lasciare la festa e il bar, deluso.
In quello stesso istante, però, fu avvicinato da Gladys Smith, meglio conosciuta col nome d’arte di Mary Pickford, che gli disse di aver apprezzato il suo gesto e lo invitò a tornare al bar per assaggiare il cocktail che gli aveva offerto poc’anzi.
Lo stesso cocktail che sarebbe stato a breve sulla bocca di tutti, e per molti anni a venire, ma questa è un’altra storia…
Come ti combino il Mary Pickford? Parliamo ora di Pairing..
..l’accoppiamento di due o più alimenti (food e drink) che per similitudine o per contrasto, creano nuove sensazioni e nuovi sapori.
Il Pairing è l’incontro che celebra il nuovo.
Si tratta di un cocktail che può essere bevuto a tutte le ore
Il suo abbinamento complementare?
Tartine con crema al burro, erba cipollina, uova sode e caviale.
E se volete che questo pairing diventi ancora più appagante, gustatelo in piscina, al tramonto..