Un intenso Leo Gullotta interpresta Bartleby lo scrivano
2 min di letturaLa figura di questo scrivano lascia spiazzati, una rilettura teatrale intensa, nella quale, il Maestro Leo Gullotta, affascina il pubblico con la candida rappresentazione di un uomo gentile, d’altri tempi.
Il racconto del 1853, quando Melville pubblicò Bartleby the Scrivener: a Story of Wall Street, non è invecchiato affatto, ma attuale e vivo, come dichiara lo stesso Leo Gullotta: “Alla fine dello spettacolo, mentre il pubblico lascia il teatro, la domanda se la fa, chissà se io spettatore, sono stato capace di fare delle scelte profonde, cento anni fa, ma sembra scritto oggi”.
Abituati all’idea di progresso senza limite, con la quale siamo cresciuti, il personaggio di questo scrivano, ci lascia spiazzati: in lui nessuna aspirazione alla grandezza, solo rinuncia. “Bartleby, per favore, vuoi essere un po’ ragionevole?” …
“Avrei preferenza a non essere un po’ ragionevole” questa la risposta che ripete, rimasta nella storia, quattro semplici parole, dette sottovoce, senza violenza e senza un senso apparente, ma tanto basta a concretizzare un “gentile rifiuto” che paralizza il lavoro. Il pubblico ha applaudito, amato e osservato con gli occhi sgranati, un tuffo nel passato che forse, è molto più vicino e presente di quanto si possa. Bisogna andarlo a vedere lo scrivano Bartleby interpretato dal magistrale Leo Gullotta, bisogna riscoprire il teatro, vivo, pulsante, sempre capace di lasciarci, a fine spettacolo, con quella sensazione d’aver imparato qualcosa, o almeno, di aver intravisto una risposta alle nostre domande. Scriveva Herman Melville: “Chi non ha mai fallito in qualche campo, quell’uomo non può essere grande. Il fallimento è la vera prova della grandezza”.
Riccardo Cristiano