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Un voto non fa primavera, per centrodestra e M5S urge programma di governo condiviso

3 min di lettura

Riceviamo e pubblichiamo una email di un nostro lettore che fa una disamina sull’attuale situazione politica dopo le elezioni del 4 marzo.

Federico Miceli
Federico Miceli

C’è un’altra Italia che ha dimostrato di poter essere forza di governo, che con maturità politica e lucido senso della realtà ha capito che solo l’aggregazione delle forze di centrodestra e’ garanzia per battere il PD a immagine e somiglianza di Matteo Renzi.

C’è ancora un’altra Italia, oramai superiore al 50 per cento, che non giudica l’offerta politica all’altezza e che diserta le urne. In mezzo a questi due dati ci sarebbero tante altre considerazioni da fare sul risultato delle elezioni parlamentari.

Mi limito a un paio: la forza dimostrata dal Movimento 5 stelle ci conferma che l’area del malcontento, unita alla bassa affluenza, finisce per essere ancora premiata ma non ha chance di governare. La seconda considerazione e’ sulla grande affermazione della Lega, che è riuscita’ a coagulare consensi grazie alla capacità di parlare all’elettorato con messaggi semplici e immediati. Ora si volta pagina.

Matteo Renzi farebbe l’ennesimo errore strategico nel sottovalutare il messaggio giunto dal voto. I suoi “cavalli”, i suoi candidati anche in Calabria, hanno perso e pure assai male. Dopo il famoso ormai 40 per cento alle europee di qualche anno fa, sbandierato in ogni dove come legittimazione a governare pur non essendo stato mai eletto, oggi il PD e’ costretto a fare i conti con percentuali anche dimezzate. I risultati in Calabria, sono la cartina di tornasole di una sconfitta cocente: nella regione i consensi sono calati drasticamente: il centrosinistra e soprattutto il Pd, ha eletto solo tre capilista nei collegi plurinominali di Senato e Camera perdendo nettamente invece in tutti i collegi uninominali; il gruppo dei parlamentari calabresi si è ridotto a due deputati e un senatore.

Con lo sguardo a vincitori e vinti, si può allora affermare che l’operazione rottamazione avviata da Renzi conosce una fortissima battuta di arresto. Si può prefigurare un’operazione di controrottamazione, nella quale a rischiare potrebbe essere lo stesso gruppo dirigente del PD che, manca a livello regionale e nazionale di un radicamento nel territorio.

Al sud, e in particolare in Calabria più della metà dei parlamentari eletti è espressione del Movimento 5 Stelle. La distribuzione finale dei 30 seggi assegnati alla Calabria, 10 al Senato e 20 alla Camera, ha confermato anche numericamente il successo dei pentastellati alle elezioni politiche: sono infatti 17 i parlamentari che il Movimento 5 Stelle ha eletto nella regione.

Dei 17 neo parlamentari il M5S ne ha eletti ben 9 nei 12 collegi uninominali in cui è stata suddivisa la Calabria, mentre gli altri 8 sono stati eletti nei collegi plurinominali: in particolare, il M5S porterà a Roma 6 senatori e 11 deputati.
Per gli altri schieramenti e le altre forze politiche, invece, il voto calabrese rispecchia il voto nazionale: il centrodestra, che ha eletto 7 parlamentari, Forza Italia ha eletto quattro deputati e due senatori, mentre Fratelli d’Italia ha “strappato” un seggio alla Camera e la Lega ha toccato il 7,26%.

Il centrodestra, a questo punto, tenendo conto che in Calabria la regione “rossa” per eccellenza, la geografia politica è cambiata, ha l’occasione di evolvere verso un raggruppamento unitario in grado di coltivare la legittima ambizione di governare l’Italia.

Gli errori del recente passato stanno lì a dimostrare che è puramente velleitario pensare di incassare i dividendi da una scelta di governo contronatura o peggio, di essere autosufficienti; La Lega, Forza Italia e soprattutto il Movimento 5stelle devono avere la maturità di tenere insieme scontenti, moderati, sulla base di un programma condiviso e di un leader riconosciuto da tutti. Perché’ al di là degli entusiasmi di queste elezioni, una regione non fa primavera.

Federico Miceli

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