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Una zebra a pois: la cantava Mina, esiste davvero e vive in Africa

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Una zebra a pois, la famosissima canzone di Mina diventa realtà: infatti in Africa sono stati individuati degli esemplari di zebre col manto a pois oltre che a strisce.

A causa di mutazioni genetiche incontrollate, in Africa, sono state identificate delle zebre con questa particolare caratteristica. Il loro manto, oltre ad essere ricoperto da pois invece che da righe nere o bianche, è dorato, cosa che le ha portate ad essere al centro di una bizzarra querelle fra i naturalisti. Dal punto di vista evolutivo, afferma uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università della California a Los Angeles, sono mutazioni pericolose e non innocue come parrebbe a prima vista.

I dati sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Ecology e a questi nuovi esemplari è stato dedicato un servizio sul National Geographic. Tale studio ha rilevato mutazioni sul DNA delle zebre africane, causa della “frammentazione dell’habitat da parte dell’uomo” spiega Brenda Larison dell’Università della California a Los Angeles “che ha portato le zebre ad aumentare la consanguineità, per cui queste mutazioni caratteristiche potrebbero evidenziare un pericolo futuro per la specie”.

Foto animalsinblack.it

La prima zebra avvistata in Kenya è stata chiamata Tira, il team ha analizzato e studiato il DNA di 140 esemplari, sette dei quali presentavano un manto anomalo. “Una mancanza di diversità genetica può portare a difetti genetici” continua la ricercatrice “oltre che malattie e infertilità”. Attualmente le zebre non sono una specie minacciata, ma la loro popolazione ha registrato un progressivo calo del venticinque per cento nel numero di unità dal 2002.

“I conservazionisti tentano spesso di spostare le zebre per riprodursi con altre popolazioni” conclude Desire Dalton, che studia la genetica della fauna selvatica al South African National Biodiversity Institute di Pretoria “ma, bisogna essere consapevoli di quanto le unioni possono essere un vantaggio per la specie e quando invece ciò potrebbe essere deleterio. E’ necessaria una profonda consapevolezza di quali popolazioni animali possano essere avvicinate”. Gli esseri umani hanno ancora molto da imparare dalla natura, rispettarla non è solo un obbligo morale, ma un dovere che impone il vivere civile e questa “coabitazione forzata” in questa terra che, almeno per il momento, è l’unica casa che abbiamo. Diceva Albert Einstein: “Quel che vedo nella natura è una struttura magnifica che possiamo capire solo molto imperfettamente, il che non può non riempire di umiltà qualsiasi persona razionale”.

 

Riccardo Cristiano

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