Unical, “Per un lessico dell’Antimafia”: ciclo seminariale tenuto da Luigi de Magistris
4 min di letturaRitornano in presenza dopo 3 anni di attività online i seminari di Pedagogia della R-Esistenza, progetto scientifico-didattico di promozione di una cultura dell’antimafia e della cittadinanza nato nella vecchia Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università della Calabria il 23 maggio 2011 e proseguito nel Dipartimento di Lingue e Scienze dell’Educazione oggi Culture, Educazione e Società diretto da Roberto Guarasci
Mercoledì 4 maggio alle 9.30 nell’Aula Magna Beniamino Andreatta dell’Unical inizierà un ciclo seminariale dedicato alla costruzione di un lessico dell’antimafia, trent’anni dopo le stragi di Capaci e via d’Amelio.
Il percorso di studio e riflessione sarà animato dalle conferenze magistrali di Luigi de Magistris, già pubblico ministero presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro nei primi anni del Duemila e autore di importanti inchieste giudiziarie tese a scardinare il sistema di potere masso-mafioso calabrese (e non solo).
L’ex procuratore, già ospite di Pedagogia della R-Esistenza nel novembre 2016 da sindaco di Napoli, aprirà il ciclo seminariale discutendo di legalità costituzionale, tema chiave della pedagogia di don Milani, per proseguire con beni comuni e sovranità popolare (giovedì 5 maggio ore 9.30 nell’aula Caldora del Centro Residenziale), i principi fondamentali della Costituzione (mercoledì 11 maggio ore 9.30 nuovamente in Caldora), capitalismo predatorio e economia criminale (giovedì 12 maggio ore 9.30 presso la sala conferenze dell’University Club), magistratura e potere (mercoledì 18 maggio ore 9.30 nell’aula Nettuno cubo 17/B piano zero).
Il laboratorio antimafia di Pedagogia della R-Esistenza ha organizzato in undici anni di attività – senza alcun contributo pubblico e rifiutando i fondi universitari di ricerca – 118 seminari in presenza, 33 online (emergenza sanitaria Covid-19) e 26 laboratori all’aperto (da Scampia a Palermo, dalla Piana di Gioia Tauro alla Locride, passando per le periferie di Cosenza), che hanno coinvolto più di 300 relatori.
Figure di alto profilo istituzionale della Direzione Nazionale Antimafia e della Commissione Parlamentare Antimafia, delle Procure distrettuali antimafia (Catanzaro, Reggio Calabria, Palermo e Napoli) e delle forze dell’ordine, il mondo dell’associazionismo laico e cattolico, importanti prelati e sacerdoti impegnati nella promozione della ‘memoria antimafia’, la realtà dei movimenti, gli imprenditori che hanno denunciato il racket delle estorsioni, il giornalismo militante, hanno animato in questi 11 anni accademici il cantiere pedagogico nato sulle colline di Arcavacata.
Più di 4000 gli studenti impegnati nella sperimentazione didattica tra i banchi delle aule di Scienze dell’Educazione, mentre 1000 sono stati gli universitari che hanno partecipato ai laboratori di cittadinanza attiva svolti nei territori.
«Luigi de Magistris – dichiara Giancarlo Costabile ideatore del progetto R-Esistenza – rappresenta innegabilmente un punto di riferimento per la cultura dell’antimafia sociale fondata sui valori della Resistenza antifascista e della Carta Costituzionale. Il complesso della sua formazione giuridica e delle sue esperienze professionali e istituzionali ne fa una figura centrale nel nostro processo di elaborazione scientifica di una soggettività pedagogica mondialista, collettiva, plurale, inclusiva in grado di rendere storicamente attuabile una pedagogia dell’Ultimità, della prossimità e della ri-territorializzazione educativa nel segno del riscatto civile secondo gli orientamenti didattici e metodologici della Scuola di Barbiana e della pedagogia degli oppressi di Paulo Freire.
Trent’anni dopo Capaci e via d’Amelio, l’antimafia culturale deve ricostruire profondamente il suo lessico per rifondare le sue pratiche pedagogiche. Abbiamo bisogno di un nuovo alfabeto per affermare una nuova narrazione di resistenza nei territori. Le mafie, come insegna Isaia Sales nella sua Storia dell’Italia mafiosa, non sono più soltanto violenza criminale organizzata ma soprattutto un linguaggio di potere proprio delle classi dirigenti. Concetti come capitalismo mafioso, borghesia mafiosa, democrazia criminale sono entrati pienamente nelle analisi della storiografia più recente sul tema da Gayraud a Giannuli, da Ciconte e Nando dalla Chiesa a Gratteri e Nicaso, soltanto per citare alcune delle espressioni più significative con riferimento particolare alla storia della ‘ndrangheta. Già Danilo Dolci – prosegue Costabile – nel suo libro Chi gioca solo edito da Einaudi nel 1966 aveva definito con rigore le procedure relazionali che legavano mafia e selezione delle classi dirigenti. Argomenti poi ripresi con coraggio da Pippo Fava negli anni Settanta e Ottanta del Novecento quando, ad esempio, nel primo numero de I Siciliani (gennaio 1983), il giornalista catanese denuncia le collusioni tra sistema imprenditoriale e criminalità organizzata nella Catania di quegli anni con l’articolo I cavalieri di Catania e la mafia. Nello stesso anno viene pubblicato il celebre (e profetico) scritto del sociologo calabrese Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice. L’etica mafiosa e lo spirito del capitalismo, che definisce il passaggio storico della mafia e dei mafiosi da un ruolo di mediazione ad un ruolo di accumulazione del capitale. Quanto sommariamente esposto – conclude Costabile – rende non più differibile la definizione di una (radicale) grammatica antimafia di rottura con il sistema di potere criminale che è diventato uno dei volti (forse il principale) di quella che Papa Francesco definisce società globale dello scarto».