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UNITER 27 novembre 2015 ore 17 Leggere per vivere. Digesto di Massimo Sannelli

10 min di lettura

Divertirsi e divergere…
Inizia così la sera  con uno stralcio di una lettera che io ho fatto a Dalia Pelaggi nel novembre del 2011.

IMG_2923Cara Dalia  15 novembre 2011
Saprò io scriverti una lettera?
Non credo, sicuramente non la lettera  che vorresti, perché io non so  che cosa tu vorresti sentire.
Posso provare a scriverti quello che io vorrei poter dire di te e di  me, di questa conoscenza recente ma sfalsata nel tempo, nello spazio, nelle sensazioni. Tu, nel tuo libro,” Fuga dal castello” racconti così:- Ci sono, per fortuna sulla terra giovinetti o fanciulline che vivono una vita del tutto normale, casa- scuola – amici – svaghi.
Eppure a volte appaiono assorti in sogni strani … vagano per la casa un po’ trasognati … e se… gli fate una domanda vi accorgerete che non seguono per nulla la vostra conversazione -sognano… fantasie… In questi sogni è riposta la speranza delle fate, poiché grazie a loro le fate non sono ancora scomparse dalla terra.
 E se poi- ma questo non succede quasi mai ma può succedere, i loro pensieri strani non si perdono per via, ma trovano una pur lontana realizzazione nella loro vita, le Fate riacquistano un po’, di vigore… 

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Leggere per vivere. Come un raggio di sole
Leggere per vivere
Fra le funzioni fisiologiche necessarie al vivere Leggere non viene citata.
Grave dimenticanza. Mangiare, dormire, respirare, eliminare le scorie, e bere, bere acqua, l’acqua fa bene,  e… leggere no?
E a che ci servono quelle funzioni se non per leggere? Mi sono spesso fatta questa domanda, facendo del leggere una delle funzioni piacevoli per il  mio organismo.
Voi mi direte che leggere è stata una conquista recente nella storia, e rimane  una conquista da fare. Leggevano pochissimi fino al secolo scorso, era una nobile attività un tempo, leggevano nel circolo di Mecenate, i Romani, e leggevano i greci nella Stoà di Zenone, dagli  stoici ricordata e da banale  chiamarlo reading, leggono pochissimi e male oggi in questa  epoca bombardata di immagini senza riflessioni, al tempo degli analfabeti funzionali
“L’ analfabetismo funzionale  designa l’incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana. Quanti si facevano leggere le lettere, una volta! In contrasto, chi è funzionalmente analfabeta ha una padronanza di  base ma con un grado variabile di correttezza grammaticale e di stile e quando sono posti di fronte a materiali stampati, costoro non sanno  come riempire una domanda d’impiego, capire un contratto vincolante, seguire istruzioni scritte, leggere un articolo di giornale, leggere i segnali stradali, consultare un dizionario o comprendere l’orario di un autobus. E non dovrebbero votare!” e nemmeno comprare libri di Vespa!

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Quindi Leggere è ancora una azione di lusso, in dote a pochi che sanno cosa leggono, che comprendono il testo scritto, che sia una lettera oppure un divieto, una ordinanza oppure un bugiardino sulla scatola di un medicinale. E questo nelle azioni del quotidiano.

Leggere vuole attesa e tempo,  come   pausa dal giornaliero scorrere degli eventi. Una azione visiva ed immaginativa. Vediamo  sotto i nostri occhi parole legate in frasi, in periodi, in costrutti lessicali e intanto costruiamo con quella lettura immagini, situazioni e paesaggi come registi.
Ognuno di noi è il regista del testo che sta leggendo.  Sappiamo così bene dirigere e dare le parti ad attori che, spesso, il nostro film è sempre più bello di quello che vediamo al cinema, quando il romanzo letto viene portato sullo schermo.
Viviamo poi il testo. Leggiamo un fumetto, Superman e siamo noi, Superman, immedesimazione, altra splendida attività della lettura e trasposizione.
Regia, sceneggiatura e interpretazione. Chi di noi non è stato Tex, oppure Elizabeth di Orgoglio e pregiudizio?
Nella storia infinita, romanzo per ragazzi  di Michael Ende,  il protagonista è  un bambino del mondo reale, che, leggendo un libro sul Regno di Fantasia, si ritrova  coinvolto negli eventi del racconto.
Stiamo infatti tutti nei romanzi che ci rapiscono. Non tutti i romanzi posseggono questa magia. Solo i libri magici come Il libro selvaggio di Juan Villoro…

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Un mondo che non avremmo conosciuto mai se non lo avessimo letto! Sia nella forma narrativa che in testi Geografici, L’atlante, sfogliato e risfogliato, Testi scientifici, la cellula, Testi naturalistici, i Fiori, La fauna. Libri e giornali, Fumetti e settimana enigmistica. Testi di ogni formato. Il grande libro della matematica, dei numeri, dei triangoli, dell’architettura. E sopra tutti  il Dizionario. Non si può fare a meno di leggere il dizionario
Come sarebbe stata povera, piatta ed inutile la nostra vita se non fosse stata sollevata dal quotidiano e trasportata nel mondo della conoscenza e della lettura! Quale noia sovrumana ci avrebbe afflitto per giorni e giorni se non avessimo avuto in mano “I ragazzi della via Paal” nella nostra infanzia? “Piccole donne” “Incompreso” “ L’isola del tesoro” Con quale libro avremmo lenito i nostri mugugni, le incomprensioni e le ingiustizie subite nell’adolescenza? Come avremmo immaginato il nostro amore se prima non lo avevamo letto? E come avremmo vinto la pigrizia di metterci in gioco se Oblomov non ci avesse ammonito che avremmo perso tutto restando immobili a fantasticare?

E di cosa potremmo parlare con gli altri se non delle letture fatte? Siamo tutti ignoranti delle letture che ha fatto un altro! Ed ogni volta,  che una persona mi parla di un libro che io non ho letto, sento una mancanza, una terribile povertà, e mi ripropongo che dovrò conoscere quel libro, quell’autore. Impresa sovrumana perché non si può esaurire la conoscenza degli innumerevoli romanzi.

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Comunque una conversazione sempre viva rimane…
Beh certo, alcuni parlano di pettegolezzi, magari così per distrarsi, ma a me annoia sapere le corna, oppure le malattie, oppure se ha cambiato auto tizia o caio, invece voglio sapere cosa legge, se le è piaciuto e perché, fosse anche un semplice giornale oppure un trafiletto. Che poi io adoro le cartoline di Barbato, La Stanza di Montanelli, La bustina di Minerva…
Una volta ho scritto che  non saprei immaginare la mia vita senza leggere. Senza scrivere invece posso. Senza leggere impossibile.
Mi ha risposto Martin: Tutti lo dicono. Me lo disse la prima volta Saverio Vertone nel 1985. Poi l’ho sentito ripetere non so quante volte… è così per tanti
Io ribattei: Per tanti che abbiamo trascorso i nostri giorni leggendo, questo sì. Diciamo di aver casa invasa di libri, letto invaso, comodini con cataste di libri.
Ho una concezione animistica della lettura, come azione vivente. Quindi per me i libri vivono, parlano, si muovono e si spostano per incontrarsi tra di loro. Non parliamo poi dei personaggi! Escono dal libro e si siedono al tavolo affollato senza commissione nelle commissioni per gli affari zoppi del senato. Un tavolo molto chiacchierato
Leggere è vivere perché è una  relazione . Scrissi due versi per dirlo
Ti presto un libro/La lettura musicale della relazione con tutti voi, con tutti loro, con i miei simili.Ti presto un libro… me lo restituirai?/A volte no, a volte sì./Lo ricomprerò./Uno spartito musicale che sarà suonato da me e da tanti su tasti di pianoforti/ di pianole/di pc/uno spartito suonato suonato suonato/stonato o meno/che melodicamente intreccia e intesse cori antichi a moderni lai/scrivendo scrivendo piccine invidie e desueti languori./C’è chi si relaziona  agli altri con un portafoglio, chi si relaziona con un palazzo, con un gelato/io con un libro/tramite e passaporto verso il tuo mondo, il vostro mondo/il mondo delle frasi fatte e rifatte con il Perlana… sempre nuove!

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Dopo tante letture una volta tentai di scrivere la biografia di uno scrittore. Avevo letto tanti suoi racconti inediti e nella parte conclusiva io stessa argomentavo quello che dicono tanti e cioè che leggere è vivere, scrivere vien dopo, dopo la lettura. Chi non legge come fa a scrivere?
“Una biografia di un scrittore, un tentativo di tracciare  le suggestioni che lo hanno spinto a scrivere – l’amato Baudelaire il canto eterno del viaggio, dell’andare per vedere, il canto di Ulisse, il canto errante  di tutti noi  sperduti  con gli occhi nell’immensità. Baudelaire – Goethe, il mio doppio, lo stesso cielo, immodesta ma dico  da immodesta lo stesso sentire-la ricerca dell’assoluto nella molteplicità dei rapporti – Pirandello –Uno, nessuno e centomila -a ciascuno il  suo. Sciascia
Montagne, scaffali, tavoli di libri, sfogliati, amati, prestati, perduti.
Libri che faranno altri libri, che si moltiplicheranno, perché  sono cresciuti  in noi e vorranno vivere  prepotentemente. Come il soffio vitale  si fa largo anche nella costrizione.
Come un raggio di sole .

E poi continua così  con altri libri che  mi giungono a casa per posta come questo di Massimo Sannelli, di cui oggi è il compleanno ed il suo onomastico essendo nato il 27  novembre del “73, come Bruce Lee dice lui. Sessanta copie, un libro che non potrete comprare e che si può leggere se si sta nello stesso regno, che non è più quello delle librerie, molto spesso. Lui è un poeta, un attore, un giocoliere della parola. Mentre noi siamo qui lui è a Roma a recitare il monologo di Palinuro alla Camera verde, in una tre giorni dedicata al film
C’è un modo di essere poeti che esula il banale gioco dei salotti e delle corti, dei premi e delle conventicole ed è il modo del riconoscersi. Se  riconosciamo l’altro e  chi siamo capaci di riconoscere fa la poesia del nostro vissuto.

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“Prima o poi, inizi a riconoscerti in una strana disperata felicità, che si getta su tutto, filologia cinema teatro prosa traduzioni viaggi insegnamento editing pianoforte” cosi dice Massimo Sannelli e questa felicità si chiama arte, aggiungo io.
Leggere per vivere, per leggere noi stessi raccontandoci.
Come si racconta la voglia di raccontare sé stessi? Alcuni non si fanno problemi e raccontano fatti che gli sono successi e parenti lontani e nipoti da accudire e case, da spolverare e tenere in perfetto ordine per 50 anni, altri invece fanno letteratura di sé stessi ed è come leggere la vita di tutti noi con le nostre stesse faglie.
Per parlare di Massimo Sannelli e di Digesto da giorni sposto il libro dalla camera da letto in cucina, poi sul tavolo del soggiorno, e continuo a raccogliere e a leggere interviste di Massimo su riviste letterarie e programmi televisivi. Sono convinta che non posso, che non sarò in grado di dare un sapere che non conosco, ma sono altresì convinta che l’elettricità del testo possa percepirsi solo leggendo. Così nella mia impreparazione ed incoscienza inizio questa lettura di Digesto. Un diario a giorni musicali con inizio  Allegro maestoso e finale Allegro moderato ma rubato.  Può essere che siamo tutti a confessarci. Una confessione scritta fra il 2000 ed il 2014 da cui io estrapolo un filo tenue, quel filo unico che potremmo scrivere tutti noi con il desiderio di avere una guida, un Virgilio, di avere uno stile personale ed una coscienza per affrontare quel che è la nostra storia, il nostro libro, quello che leggeremo solo noi. “Qui devo essere il tuo duca, sì, voglio dire: la tua guida.  ” Oggi abbiamo cinque anni e non abbiamo la gloria: siamo nell’imperfetto e non abbiamo stile-tu ce l’hai? “

“Che cosa sei, senza coscienza, che cosa sei? Come una ruota persa, un ciondolo…(una memoria molto lunga, che lega tutto, tutto a tutto.)”
“La via maestra è la storia. La storia sei tu. Rileggi.”
“c’è un impero privato. c’è il muro della confidenza, la sua fine, c’è la confidenza bloccata, la sua fine, quasi con tutte e tutti.”
“Esiste anche la solitudine e non c’è niente di male. Infine ci sono altre paternità, segrete e delicatissime.”
“L’emozione è proprio come questo inizio, e i libri non sono miseri, ma celesti”
“La salamandra-dicevano-sopravvive al fuoco. resiste. Forse fu così. Ma resistere non è amare. Per questo gli amori finiscono: perché resistere non è amare e resistere è un esercizio. capisci questo? Resistere è un lavoro.”
“La solitudine diventa fortuna e prima fu la diversità”
“Il cervello accumula dati. gli uomini fanno così. Quante arie ha quell’opera? Tante. Quante? voglio il numero. Ecco, l’uomo fa così: misura tutto.”
scrive di padri che non sono mai esistiti, se non per convenzione, scrive di diversità e di apparenza, di segni e scrive che “tre cose verranno meno: la parola senza santità, la speranza che si gonfia, la necessità di dimostrare. A poco a poco saranno deviate in un altro campo, tempo, mondo; quindi scompariranno.
“Nella  parafrasi  appariranno tre cose buone; la parola santa, la speranza senza orgoglio, la semplicità dei discorsi
leggo Isaia versetto 44 ” Dio dice al suo popolo Tu sei degno di stima”, la sapienza era solo istinto. E la violenza subita, e ” Una collana di appunti-gioielli-lunga come tutto il tempo da vivere: non è un sogno.”
Nella veggenza del poeta ci sta un morirò a Parigi, come Vallejo, e poi” tu, tutto, il doppio di tutto un mondo si riduce ad una biglia, una palla che salta che fa pim pum: tutto si vede, tutto si paga, tutto si dà; e tutto si organizza, ma poi si perderà. Chi lo sa si prepara.” E non posso finire se non vi dico insieme a Sannelli cosa sia un libro, il nostro da leggere
Si chiama Digesto: il libro c’est moi e mangia, contiene, consuma(conserva un po’) ride pure e si osserva. e la memoria vuole rigore…
“riscrivere è il piacere, rifare tutto è bello. Uscire dalla porta è buono. Non farsi più insultare, non perdere dignità” Sono cose importanti. Digesto per noi sarà  leggere per vivere. Per divertirsi un po’.

Ippolita Luzzo

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