All’Università della Calabria si sta preparando una Pedagogia Meridiana
4 min di letturaIdee educative che partono dal Sud per unire l’Italia. Convegno scientifico con Giuseppe Bertagna, Loredana Perla e Giovanni Biondi
“Nord e Sud nell’innovazione scolastica” è il titolo del convegno promosso dal Dipartimento Culture Educazione e Società e dal Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università della Calabria, unitamente al Corso di laurea di Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche e al Corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria.
Il Seminario si è aperto con i saluti di Roberto Guarasci, Direttore del Dipartimento Culture Educazione e Società, che ha sottolineato il rilancio dell’offerta pedagogica dell’ateneo calabrese attraverso l’avvio di una laurea triennale prevalentemente a distanza, per offrire un ulteriore servizio non solo agli studenti ma anche ad adulti che necessitano di un percorso formativo non compatibile con la formazione d’aula per motivi lavorativi o familiari.
È quindi intervenuto Gianluigi Greco, Direttore del Dipartimento di Matematica e Informatica, che ha sottolineato il percorso comune avviato dai dipartimenti, evidenziando che la vera sfida del digitale è appunto quella di colmare il gap tra i Nord e i Sud.
Ha coordinato Antonella Valenti del Corso di laurea di Scienze della Formazione Primaria. La prima relazione è stata tenuta da Giuseppe Bertagna dell’Università di Bergamo, Direttore della rivista Formazione, lavoro, persona e del Comitato editoriale delle Edizioni Studium di Roma, che ha posto in rilievo che la prima discussione generale alla Camera sul Mezzogiorno d’Italia, dopo l’Unità, si svolse nel dicembre del 1901 con Presidente del consiglio Giuseppe Zanardelli, che era bresciano, amava il Mezzogiorno e fu il primo Presidente del consiglio a viaggiare nel Sud per averne una conoscenza diretta.
Rievocando il discorso di Zanardelli a conclusione del suo viaggio in Basilicata dell’anno successivo, Bertagna ne ha sottolineato l’impianto di sorprendente attualità, a testimonianza dei problemi strutturali del nostro Paese.
“Le luci dei meriti storici civili e risorgimentali del Mezzogiorno – ha sostenuto Bertagna ricordando le parole di Zanardelli – si accompagnano alle ombre dell’arretratezza, delle povertà pubbliche e private che aveva toccato con mano durante il suo impegnativo viaggio”. Per colmare questo divario che perdura da allora – ha ribadito – bisogna abbandonare la narrazione vittimistica, rivendicativa e assistenzialistica e tutto ciò che ha prodotto uno sviluppo “emotivo ed estrattivo”, investendo anche la scuola in una apparente inclusività che si è realizzata in un sistema scolastico di fatto coloniale”. Talenti, meritorietà e nuova centralità alla relazione educativa sono i rimedi invocati da Bertagna per una scuola intesa come una rete, un nodo che unisce per tutta la vita, persone e Paese.
È quindi intervenuto Mario Caligiuri, Presidente del corso di laurea di Scienze dell’Educazione e Scienze Pedagogiche dell’Ateneo calabrese, che, attraverso un’analisi storica e sociale, ha posto in rilievo che si dovrebbe parlare di metamorfosi del mondo, più che di innovazione.
“Ci troviamo di fronte a cambiamenti epocali – ha sostenuto – poiché oggi interagiamo con studenti nei quali convivono le tre dimensioni fisica, virtuale e aumentata, per cui non si può praticare in modo imperterrito la didattica tradizionale”. Ha quindi avanzato l’ipotesi di una pedagogia meridiana, ma che non rappresenti una separatezza ma che invece sia in grado di formulare idee e progetti per unire l’Italia attraverso il rilancio dell’educazione, che può ricostruire la democrazia attraverso cittadini consapevoli ed élite responsabili.
Ha concluso dicendo che il Mezzogiorno ha bisogno di un’autentica scuola democratica che valorizzi il merito e che è l’unico modo per tentare di ridurre le distanze sociali di partenza.
È successivamente intervenuta Loredana Perla, dell’Università Aldo Moro di Bari e componente del Direttivo della Società Italiana di Pedagogia, secondo la quale qualsiasi innovazione si deve conciliare con la tradizione, poiché “non può esserci ricerca didattica senza il recupero della tradizione, perché l’Italia ha più che mai bisogno di Maestri, di esempi e di modelli in grado di trasformare e migliorare la realtà”. Per la studiosa l’innovazione va intesa come unica strada per costruire dei percorsi educativi adeguati, osservando che la differenza tra scuole del Nord e quelle del Sud, sono legate soprattutto ai territori di partenza e che l’innovazione nasce dal superamento dei confini e dalla trasversalità dei saperi.
Ha concluso i lavori il Presidente dell’INDIRE Giovanni Biondi, secondo cui l’innovazione didattica del futuro va collocata nella realtà scolastica e dei modelli didattici, poiché non possiamo sapere quali saranno le competenze richieste dal mercato nei prossimi anni. Infatti, si tratta di immaginare come sarà la vita del futuro e quali saranno i lavori più richiesti. Ha poi rilevato che i mutamenti rapidi rendono sempre più difficili le previsioni, complicando il lavoro dei teorici della didattica che fanno fatica a individuare strategie educative valide nel tempo. Per Biondi “è questa la sfida più difficile in assoluto per la scuola italiana contemporanea”.
Il Seminario ha costituito un importante momento di confronto a più voci sul tema dell’innovazione e delle differenze tra Nord e Sud. Questa iniziativa si colloca nell’ambito del programma scientifico promosso dall’Università della Calabria per rendere sempre più centrale la riflessione sull’educazione nel dibattito scientifico e culturale. Infatti, dopo appuntamenti che hanno visto la presenza di Vanna Iori, Maria Grazia Riva, Pierpaolo Limone e Maurizio Sibilio, in uno dei prossimi eventi interverrà il Presidente dell’ANVUR Antonio Felice Uricchio.