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Uno stornello lametino approda in Germania

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Uno stornello lametino approda in Germania

Uno studio del prof. Polopoli in classe con i propri studenti

Nel contesto di un lavoro sulle identità locali ed alle sue espressioni nell’ambito dell’etno-musicologia, F. Mulas ha raccolto informazioni su alcuni brani della tradizione popolare con particolare attenzione allo stornello toscano e all’Italia meridionale.

Si è messo in contatto, poi, con l’Amministrazione lametina limitatamente ad un testo popolare, ringraziandola successivamente per il contributo di un docente lametino: «Il professor Polopoli ha messo a disposizione alcuni riferimenti bibliografici estremamente interessanti con cui lo stornello mostra continuità e di cui potrebbe essere una filiazione. Anche questo aiuterà a contestualizzare. Oltre ad apprezzare la struggente e luminosa bellezza dello stornello che credo sia evidente a tutti, ritengo che la ricchezza del ‘prodotto’ culturale sia testimoniata dalla messe di riferimenti iconografici che è possibile intessere già ad una prima lettura».

Insieme alla quarta A del Liceo classico Francesco Fiorentino non sono mancate, durante una lezione di educazione alla cittadinanza, un lavoro di recupero di memorie popolari.

La canzone è stata riportata integralmente dal loro professore in aula e sarà, in futuro, oggetto di seminari pubblici. Ecco le reazioni di alcuni allievi: «Voci femminili che sciolgono nodi e toni maschili di accomodanti risposte.

Questo sentiamo in “Aria Nova”, un canto affascinante per la sua disarmante e prorompente acutezza. Pungente in profondità per gli innocenti, vincenti ed inarrivabili soprani.

Brividi d’amore e storie ballerine quelle narrate da questo fatidico cliché letterario che vede i due innamorati equilibristi e i loro irraggiungibili sentimenti genuini ed incalzanti. Immenso orgoglio le nostre origini, nobilitanti cantori che seminano consigli d’amore e orecchiabili storie tanto incatenate quanto dolorose.

 

«Lei: Stu garofalu d’amori

ohi amori,

amatu tantu ‘nterra».

 

Il fascino calabrese, e nicastrese in tal caso, nel tramandare componimenti in assenza di canovacci, nessun testo scritto a cui far fronte. Antenati che vogliono metterci alla prova nella comprensione delle nostre radici, da curiosi cerchiamo e condividiamo emozioni paesane.

Bello riscoprirsi capaci di riuscire a dar vita eterna su foglio a voci non scritte e apparentemente non crittografabili. “Aria Nova”, però, arriva ad essere interiorizzata nell’immediato, senza prima un’accurata riflessione letterale.

Voci ammalianti quelle nicastresi, dalla sirena Ligea ai soprani dialettali. Riflettendo sulla mitologia greca, straripa questa familiarità vocale tra la voce delle irresistibili sirene, che tentano di indurre l’astuto Ulisse a implorare i compagni di liberarlo dalle funi, e quella dell’innamorata nicastrese che tenta di scogliere i suoi grovigli d’amore dilettandoci con il meraviglioso canto» (Violetta Mazza).

«Il lavoro di Polopoli rappresenta un contributo prezioso alla conoscenza e alla valorizzazione della musica popolare calabrese. La sua analisi approfondita e appassionata ci invita ad ascoltare con attenzione questi canti, custodi di una tradizione secolare» (Lorenzo Agrò);

«Prodotto intriso di vocalizzi e sostanziato da anima magnogreca, cavalleresca e cristiana» (Samuele Ruberto).

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