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Variante Omicron, “si alza livello di allarme”

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Vespignani: “Le agenzie internazionali stanno alzando il livello di allarme sull’analisi di risultati che preliminarmente cominciano a circolare tra addetti ai lavori”

“Le agenzie internazionali stanno alzando il livello di allarme rispetto a omicron. Questo non è perché le agenzie si divertono ad agitare la politica e i mercati. Lo fanno sulle analisi di risultati che preliminarmente cominciano a circolare tra addetti ai lavori”.

Il professor Alessandro Vespignani, fisico informatico e uno dei massimi esperti di ‘epidemiologia computazionale’, la scienza che studia la dinamica del contagio, in una serie di tweet si esprime così sul quadro dell’epidemia legato alla variante Omicron.

“Dovrebbe essere chiaro che le agenzie di salute pubblica non lavorano guardando i grafici e le dichiarazioni su Twitter. Appena scattato l’allerta le agenzie hanno mobilitato centinaia di scienziati, work groups etc. che hanno cominciato a produrre analisi”, scrive il docente della Northeastern University.

“Questi risultati, giustamente e con senso di responsabilità, non vengono tutti diffusi sui media/social a meno che non siano definitivi e solidi. Questo però non toglie che dopo oltre una settimana ci sono analisi e dati preliminari che vengono discussi con attenzione. Purtroppo al momento molte di queste analisi, certamente da confermare, non hanno un segno positivo. Unitamente alla dispersione della variante (centinaia di casi/35 paesi- e questa è solo la punta dell’iceberg), le agenzie vanno a rafforzare il livello di allerta”, spiega ancora.

“Questo non è allarmismo, ma valutazione del rischio epidemiologico che emerge dalla discussione di centinaia di scienziati di tutte le discipline, policy makers etc. La scienza non è quello che pensa lo scienziato Y o lo scienziato Z. La scienza è un processo collettivo”, puntualizza Vespignani.

“Assicuro, le agenzie non vedono l’ora di fare marcia indietro se emergeranno buone notizie (tutti ci speriamo e ancora mancano informazioni importanti). Per ora però è loro dovere convogliare la richiesta di ‘attenzione’ che emerge dal lavoro della comunità scientifica”, conclude.

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