Vendemmia anticipata: le nuove sfide della viticolicoltura nel cambiamento climatico
3 min di letturaQuest’anno la vendemmia ha avuto inizio il primo agosto con dieci giorni di anticipo in quanto, a causa del cambiamento del clima, i vitigni di Chardonnay e Sauvignon Blanc sono apparsi precoci
A breve seguiranno gli altri vitini a bacca bianca. L’anticipo della vendemmia nasce dalla necessità di preservare le pregevoli caratteristiche dei profumi varietali e delle componenti di freschezza olfattiva e gustativa che si ritroveranno nel futuro vino.
«Nel silenzio dell’alba, se non a notte fonda, – spiega l’agronomo Saveria Sesto- con il fresco mattutino parte la raccolta con molta attenzione e tante precauzioni di questi primi grappoli destinati alla spumantizzazione. Quando sorge il sole i grappoli sono già assicurati in cantina per la pigiatura e tutti gli operatori hanno lavorato nelle vigne in condizioni di sicurezza dal caldo rovente di questo mese di luglio».
Ad iniziare la vendemmia è la Cantina Librandi nei vigneti collinari di Rocca di Neto e di pianura di Cirò marina con i grappoli di Chardonnay per i bianchi secchi da tavola.
I grappoli si presentano sani, belli, con buon livello di acidità, pH, tenore zuccherino e ottimi parametri analitici, di dimensioni più piccoli per il periodo per un ridotto accrescimento.
«Se sotto il profilo sanitario – commenta Saveria Sesto – le uve si presentano sane, esenti da ogni malattia, nel 2023 era stata la Peronospora a devastarli, per questa vendemmia oltre a registrare precocità di maturazione, l’osservazione e la riflessione deve essere indirizzata non tanto e non solo sulle rese, più o meno stimate nel -10%, ma sulla sete dei campi, sulla durata del caldo torrido e sulle mancate escursioni termiche, soprattutto in aree di pianura, che condizionano la formazione dei precursori aromatici nelle uve per i vini di qualità».
La qualità delle uve è salva certamente grazie all’irrigazione di soccorso , già iniziata in aprile ,che ha consentito un buon andamento della maturazione e le piogge in questi ultimi giorni hanno in qualche modo ristorato le piante assetate.
«Siamo ormai nelle condizioni di aridocoltura con 300 mm di pioggia all’anno , concentrati nei mesi autunnali e 90 mm in febbraio a cui ha fatto seguito una stagione secca», dichiara Davide De Santis, agronomo della cantina Librandi, che ha affrontato la gestione del vigneto « con le minime operazioni colturali per contrastare il cambiamento climatico, attraverso ragionate scelte agronomiche e tecniche colturali più conservative per le piante, senza cimature, né sfogliature per proteggere i grappoli dall’insolazione. La gestione difficile dell’acqua che non c’è dal cielo e dalla terra perché le falde via via si approfondiscono determinando un elevato dispendio di risorse economiche e umane».
«Non solo nel cirotano – afferma Saveria Sesto – raccolta anticipata, anche dalla Costa degli Dei la Cantina Artese che ha i vigneti da Chardonnay a Zambrone, assicurati in cantina e soprattutto dai cinghiali divoratori di uva che non si lasciano intimorire da fili elettrici a protezione delle vigne.
Insostenibile viticoltura in queste condizioni con un clima che detta le condizioni della produzione e che impone scelte coraggiose e ragionate, dal recupero dell’acqua all’efficiente distribuzione della stessa in relazione alla fisiologia delle piante».
Lina Latelli Nucifero