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Veronica Montanino al Marca. Paint it black

3 min di lettura

Senza confini se non lo smalto, la vernice lucida e nera che cola uniforme su tutto. Entriamo nel mondo nero, nerissimo di Veronica, La canna da pesca e l’amo, in evidenza, i tubi, i salvagenti, l’ombrello, e sembra che il mondo sia tutto nero come nella famosa canzone dei Rolling Stones.

nero

Poi andiamo oltre, senza confini, nel colore che rutilante ci accoglie nelle altre sale e giungiamo al suo video, alle stanze dei bottoni di un potere che colorare ci può, tanto, troppo, per far diventare tutto nero.
bottoniUna scatola di bottoni in una merceria coloratissima. Molte scatole di bottoni rovesciate su un piano smaltato e lucido.bimbo

Tantissimi smarties sui volti dei bambini al cioccolato, sui corpi spennellati per essere preparati al sacrificio del rito. Era così un tempo il colorare i visi, i corpi, nel sacro offrire al Dio un corpo disegnato.

Entriamo nella stanza dei giochi, nella festa di compleanno dei tanti adolescenti, nelle bamboline messe in ordine in una ciotola, nel telefono e nel braciere in rosa fucsia dei tantissimi blog letterari, nel cerchio e nelle spirali, nelle torte e nei piatti su tavole sempre più smaltate. Antologia di segni. Insieme alla soffitta che, svuotata dai mille oggetti, sta qui colorata, come pavimento.
Il trionfo del non color. Oltre il color.bambole
La profusione dello smalto, della vernice, mi ricorda le unghie super lavorate che donne in nero mostrano ad ogni cerimonia. Il troppo raggiunge il nero e così mi si svela forse il gioco dell’artista nel mettere il nero in prima pagina. Dal titolo dei giornali della cronaca. Sbatti il mostro in prima pagina.
” Vedete?” Sembra ci dica Veronica, ” Il mondo è tutto nero, sempre. Con il gioco dei colori poi possiamo spennellare e divertirci sia sui corpi che sui luoghi per prepararci al nulla. Perché festa non ci sarà.”
E nessuna letizia giunge da quei colori, nessuna liberazione, nessuna voglia di combattere. Sazi e scontenti.
tavola
Alan Jones, newyorchese, scrittore, critico e curatore di mostre d’arte, uno dei massimi conoscitori della scena della Pop Art, questa sera con noi parla di fantasia, di fantasmagoria e poi lancia la provocazione che l’arte vada cercata nelle osterie, perché nei musei, l’arte non è più arte è ideologia.
alanMi soccorre Pessoa stamattina e con lui un grazie infinito ad Antonio Pujia Veneziano che, strappandomi alla monotonia della mia esistenza, ieri sera mi portò al Marca, regalandomi una bellissimo incidente, non di certo insignificante.
Alan Jones nelle presentazioni gli disse:” Veneziano? Stamattina ero con i veneziani a Venezia e stasera sono con un Veneziano.” Sorridendo della coincidenza con noi.
Evviva l’amore per l’arte che ci unisce e che ci meraviglia.
Saggio è colui che rende monotona l’esistenza, poiché in questo modo ogni incidente insignificante offre il privilegio della meraviglia.
Fernando Pessoa

Ippolita Luzzo

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