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Vescovo Cantafora nella solennità dell’Epifania: “Alzati, Chiesa e città di Lamezia”

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chiesaAlzati, Chiesa di Lamezia. Alzati, città di Lamezia; rivestiti di Luce, quella luce che viene dal Signore. Non ti abbandonare alla tentazione della rassegnazione, della lamentela, di pensare che le cose non possano cambiare. Non accogliere le luci sfavillanti del mondo, accogli quella luce che viene da Dio. Accogliere la luce del Signore significa vivere una vita risorta. È il verbo della resurrezione, della vita nuova che ricomincia. Tu, cara città di Lamezia, cara Chiesa di Lamezia, puoi rifletterla su tutta la famiglia umana”.

Riprendendo le parole del profeta Isaia, è stato questo il monito del Vescovo di Lamezia Terme Luigi Cantafora che ieri sera ha presieduto in Cattedrale il solenne Pontificale della solennità dell’Epifania del Signore.

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la manifestazione del Messia a tutti i popoli della terra, simboleggiata dalla visita dei Magi alla grotta di Betlemme, il Vescovo di Lamezia ha posto l’accento sulla figura dei Magi “uomini di cultura e di scienza si mettono in cammino per cercare, per trovare, per incontrare il re dei Giudei. Avrebbero potuto reagire, scandalizzarsi: cercano un Re e trovano un bambino. Invece il loro animo è aperto allo stupore e si lasciano guidare dalla stella, da quella luce che ha guidato la loro ricerca. Le genti riconoscono il Signore, i Magi trovano il Re, e noi? Da che parte siamo?”.

Nel racconto evangelico dei Magi, ha sottolineato Cantafora, “sono descritte le tre risposte che l’uomo può dare davanti alla manifestazione di Dio: l’incredulità di Erode, l’indifferenza dei sommi sacerdoti e degli scribi, la fede dei magi. L’incredulità di Erode nasce dalla paura di trovare in Dio un pericoloso concorrente al proprio potere, al proprio prestigio. Questo tentativo di far morire Dio nel cuore dell’uomo ha di fatto sortito l’effetto di far morire l’uomo nel cuore dell’uomo. Ma forse oggi più che la risposta dell’incredulità, è frequente la risposta dell’indifferenza, ben incarnata negli scribi di cui ci parla il Vangelo. Essi di fronte all’interrogativo più intenso che l’uomo possa sentire dentro, già conoscono la risposta, ma sono assolutamente indifferenti. Infine e soprattutto il Vangelo ci presenta la fede dei Magi. La loro risposta nasce da una ricerca vera, da un cammino e da un desiderio. Tutto questo è per noi un grande ammaestramento. Non c’è fede cristiana senza un cammino di fede che ci porta a riconoscere Cristo, vero, vivo e presente.”

Il messaggio dell’Epifania del Signore, di Dio che si manifesta come un Bambino bisognoso di tutto, ha concluso il Presule “è quello che ci invita a riconoscere in ogni uomo e donna, una manifestazione particolare dell’amore di Dio: ognuno è degno di essere amato. Attraversiamo dunque questo passaggio dall’indifferenza al riconoscere all’altro la dignità di esistere, il passaggio dall’egoismo all’amore. Riconosciamo la dignità di ogni persona. Riconosciamo il bene comune”.

La celebrazione si è conclusa con il tradizionale Bacio della statua del Bambinello da parte dei fedeli.

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