Lamezia. Vescovo Schillaci: la morte non ha l’ultima parola
3 min di letturaAnche oggi Gesù piange, prova dolore e tristezza. Come di fronte alla notizia della morte dell’amico Lazzaro. La paura dei discepoli, il dolore delle sorelle, sono le nostre paure e il nostro dolore in questi giorni, di fronte alla malattia e alla morte, dinanzi a questo nemico invisibile che ci rende tutti più fragili. Dolore e paura non sono estranei neppure alla vita di Gesù. Oggi siamo chiamati a contemplare l’umanità di Gesù, testimoniata dalle sue lacrime
Così il vescovo di Lamezia Terme monsignor Giuseppe Schillaci, che ieri mattina ha presieduto la celebrazione eucaristica al santuario di S. Antonio di Padova, in diretta streaming per consentire a tutti i fedeli di unirsi in preghiera.
“Ma Gesù – ha proseguito monsignor Schillaci commentando il vangelo della Resurrezione di Lazzaro– non resta prigioniero della paura e del dolore. Lui è “il chicco di grano che muore per portare molto frutto”. E’ questo il Mistero che siamo chiamati a contemplare. Anche noi, come Marta di fronte a Gesù, vogliamo rinnovare la nostra fede: “Sì, io credo, Signore”. Professiamola questa fede. Lo diciamo in questi tempi, in questo contesto. E’ Gesù la Vita, la Luce degli uomini. La morte non è l’ultima parola. C’è un mistero di salvezza, di amore, a cui siamo chiamati a corrispondere”
Dal vescovo lametino, ancora una preghiera per gli ammalati del coronavirus, per le vittime, per gli operatori sanitari impegnati nella cura delle persone in tutta Italia. “Di fronte a tante parole di morte che ascoltiamo ogni giorno, abbiamo bisogno di parole di vita, abbiamo bisogno della Parola di Dio, la Parola che porta speranza e vita nella nostra esistenza – ha proseguito il presule – accogliamo l’invito di Gesù nel Vangelo di oggi a rimuovere le pietre che non fanno circolare la vita nella nostra esistenza, nelle nostre comunità. A noi tocca togliere le pietre per tornare a vivere. Ciascuno di noi sa quali sono le pietre da rimuovere. Abbiamo bisogno anche noi di ascoltare il grido di Gesù al Padre. Per poter uscire da questo momento drammatico che ci tiene tutti bendati, tutti legati. Per tornare a far circolare vita e amore”.
La celebrazione si è conclusa con l’affidamento a S. Antonio di Padova e la preghiera perché, per l’intercessione del Santo, il Signore liberi la città e l’umanità intera dall’epidemia e da ogni male.