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Via D’Amelio, un viaggio verso il cielo

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Via D’Amelio, un viaggio verso il cielo

È questo il nome dell’iniziativa organizzata dall’Associazione Muricello, guidata da Antonio Chieffallo, in collaborazione con la Pro Loco e il Comune di San Mango D’Aquino che ha permesso ai partecipanti di vivere due giorni ripercorrendo alcune di quelle tappe, fisiche e della memoria, diventate ormai simbolo di un senso di giustizia che continua a non placarsi.

Via D’Amelio, un viaggio verso il cielo

Un viaggio lungo e intenso, lo stesso che fecero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino su quella strada verso la legalità che nel corso della loro carriera hanno voluto costruire con le loro mani, il lavoro e anche, purtroppo, la loro vita ma che proprio grazie a quell’operato, continua ad essere costruita da altre mani, nuove, forti e decise.

Da quel senso di giustizia ancora indomito e vivo che ha inizio un’esperienza carica di significato ed emozione.

Nel corso delle due giornate, infatti, tanti sono stati gli incontri fatti con chi quei momenti li ha anche vissuti in prima persona.

Proprio in via D’Amelio è stato possibile ascoltare i racconti di Antonio Vullo, l’unico agente di scorta sopravvissuto alla strage in cui morirono Paolo Borsellino e gli agenti Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, la prima donna della Polizia di Stato a morire in un attentato di mafia.

Ma anche di Luciano Traina, fratello di un altro uomo della scorta, Claudio Traina, anche lui vittima nello stesso attentato. Parole dirette, crude, senza filtri che hanno fatto breccia nel cuore e nelle menti di chi ha potuto ascoltarle in prima persona, perché ancora cariche di emozione e di vibrante forza dettata dalla volontà di continuare a credere in certi ideali e di portarli avanti, nella memoria di chi si è battuto per una società più civile ma con la fiducia nel futuro.

Non solo il passato raccontato ma anche il presente che testimonia l’esistenza di un continuo percorso verso la legalità, “La casa di Paolo” che il fratello Salvatore ha voluto far nascere negli stessi luoghi di infanzia dei fratelli: la vecchia farmacia di famiglia diventata ora posto in cui accogliere ragazzi e famiglie in difficoltà e facili prede della criminalità organizzata.

Una tappa importante alla presenza di Salvatore Borsellino e della scrittrice Silvia Camerino, autrice del libro “Un giorno questa terra sarà bellissima” e di “Mio Fratello Paolo” scritto a quattro mani con Salvatore Borsellino, e attivista del Movimento Agende Rosse.

Persone, racconti, ricordi e presente, e ancora viaggio, chilometri e asfalto fino a Capaci dove si erge fiero e imponente il monumento in onore di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli uomini della scorta.

E poi in quella Cinisi di Peppino Impastato, dove la sua casa ora è un posto in cui conoscere da vicino il suo lavoro di giornalista, conduttore radiofonico e attivista, la stessa a distanza di cento passi da quella che fu di Tano Badalamenti, uomo di Cosa Nostra, confiscata alla criminalità organizzata e ora biblioteca comunale del paese, luogo di cultura e di aggregazione sociale per i suoi giovani.

Due giorni in cui il passato e presente sono sempre stati a stretto contatto e hanno mostrato quei cambiamenti che non la storia, ma gli uomini e le donne hanno voluto attuare trasformando luoghi deputati un tempo a violenze, morti e stragi, ora centri nevralgici di una trasformazione costantemente in essere, mai sopita, sempre nel ricordo di chi ha creduto in un mondo diverso, lo stesso che durante questo viaggio verso il cielo ci ha tenuto con i piedi ben piantati nella realtà fatta non solo di memoria ma di coraggioso ed appassionante futuro.

Renato Failla

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