Vibo. Concluso convegno su Vito Capialbi a 170 anni dalla sua morte
3 min di letturaLunedì 30 ottobre nell’aula magna del Liceo Vito Capialbi di Vibo Valentia si è svolto il convegno: Dal collezionismo alla storia: Vito Capialbi a 170 anni dalla sua morte con la partecipazione di illustri relatori (tra i più importanti studiosi del famoso archeologo e storico monteleonese e delle sue variegate collezioni).
Il convegno si è caratterizzato, inoltre, per la presenza in qualità di ascoltatori di un nutrito gruppo di studenti, rappresentanti di tutte le classi, dell’istituto e della consulta provinciale. Gli studenti presenti sono stati i più importanti fruitori dell’evento e a loro è stato affidato un compito molto importante che è quello di difendere e diffondere la vita e l’opera di Capialbi al quale, tra l’altro, è intestata la scuola in cui ragazzi trascorrono cinque anni della loro vita, i più importanti per la loro formazione umana, sociale e culturale.
Tutti gli interventi sono andati infatti, in questa direzione che è quella sia di far conoscere il lascito culturale del Conte Capialbi, ma anche, e soprattutto, il suo messaggio alle future generazioni. Infatti, il Prof. Paoletti, dopo i saluti del Dirigente Ing. Antonello Scalamandrè e dell’Assessore Comunale alla Cultura Avv. Giusi Fanelli, ha dato inizio ai lavori sottolineando come l’operato del grande studioso sia proprio un esempio per tutti di dedizione allo studio, di determinazione nel raggiungere i propri obietti e di moderazione. A seguire gli altri interventi: il Prof. Campennì su Vito Capialbi e il collezionismo a Monteleone nell’800, l’Archeologa Maria D’Andrea sulla collezione archeologica, Anna Rotella sulla necropoli brettia al Cofinello (i cui materiali sono nella collezione Capialbi), Anna Murmura sul medagliere, Antonino Zumbo sulla collezione epigrafica e la topografia di Vibona Valentia, Foca Accetta sugli studi archivistici e la biblioteca, Maurizio Cannatà sulla storia del Museo Nazionale Archeologico intitolato appunto a Capialbi e Maria Rosaria Costantino sui viaggiatori stranieri in visita alla collezione e al Palazzo Capialbi.
Tutte le relazioni sono state di grande spessore e ognuno a suo modo ha fatto emergere due importanti verità. La prima è che Capialbi non era solo un collezionista, ma anche, e soprattutto, uno studioso, un archeologo, uno storico, un numismatico, un bibliofilo e uno scrittore fortemente radicato alla sua città (da cui si era allontanato pochissime volte) eppure dalla dimensione fortemente europea in virtù dei suoi contatti con molti intellettuali e accademie (di cui era socio) italiani ed europei. L’altra verità, forse ancora più importante, è che Capialbi (come ci testimoniano alcune sue lettere) teneva molto al fatto che la sua collezione non solo non fosse dispersa, ma anche che venisse fatta conoscere; questo contrasta in maniera molto evidente con l’atteggiamento dei suoi discendenti che, in passato come oggi (e oggi risulta ancora più grave), continuano ad impedire che gli studiosi, gli studenti e i turisti possano visitare la casa e avere accesso alle parti della collezione che ancora sono in possesso della famiglia. Si tratta di un patrimonio molto importante che ci viene sottratto, come viene sottratta da ben cinque anni a tutti la possibilità di accedere al parco archeologico di Hipponion-Valentia, uno dei più importanti della Calabria.